Crisi economica: la Corte Suprema condanna il governo Rajapaksa
Accolta una petizione che ricorda la riduzione delle entrate statali causata dalle agevolazioni fiscali dell’ex governo, dalla decisione di continuare ad accumulare debito sovrano senza alcuna ristrutturazione e dal rifiuto di chiedere l'assistenza del Fondo monetario internazionale. L’ex presidente e ministro delle finanze si è rifiutato di riconoscere la validità del pronunciamento del tribunale.
Colombo (AsiaNews) – I più alti esponenti dell’ex governo dello Sri Lanka sono stati giudicati dalla Corte Suprema del Paese come “figure responsabili” dell’attuale crisi economica. Nella sentenza arrivata il 14 novembre, si stabilisce che l’ex presidente Gotabaya Rajapaksa, l’ex primo ministro Mahinda Rajapaksa, l’ex ministro delle Finanze Basil Rajapaksa (tra loro fratelli), gli ex governatori della Banca centrale dello Sri Lanka, W.D Lakshman, Ajith Nivard Cabraal, l’ex segretario al Tesoro S.R. Attygala, l’ex segretario del presidente Dr. P.B. Jayasundera hanno violato la fiducia della popolazione e l'articolo 12, paragrafo 1, della Costituzione, nella loro amministrazione dell'economia, portando alla crisi economica nel paese.
In tutta risposta il già presidente ed ex ministro delle finanze Mahinda Rajapaksa ha detto che non riconoscerà la sentenza della Corte Suprema.
L’istanza della Corte è partita da una petizione dell’associazione Transperency International (TISL), ed è stata firmata tra gli altri da Jehan CanagaRetna, un raggruppamento della società civile che comprende l'ex presidente della Camera di commercio dello Sri Lanka Chandra Jayaratne, il campione di nuoto Julian Bolling e il dottor Mahim Mendis della Sri Lanka Open University. A seguito della sentenza la TISL ha sottolineato come la sua petizione sia stata avanzata nell’interesse pubblico, considerando la mancanza di assunzione di responsabilità e trasparenza nel processo decisionale delle alte cariche dello stato che ha messo in ginocchio lo Sri Lanka. Oggi nel Paese mancano cibo, medicine, carburante e gas e questo colpisce l’intera popolazione. La petizione sottolinea infine che la riduzione delle entrate statali causata dalle agevolazioni fiscali dell’ex governo, dalla decisione di continuare ad accumulare debito sovrano senza alcuna ristrutturazione e dal rifiuto di chiedere l'assistenza del Fondo monetario internazionale sono stati tra i principali fattori che hanno causato la crisi economica.
La sentenza della Corte suprema è stata emessa sulla base del parere della maggioranza dei cinque giudici Jayantha Jayasuriya, PC; Buwaneka Aluwihare, PC; Priyantha Jayawardena, PC; Vijith Malalgoda, PC; e Murdu Fernando, PC che si sono espressi in quattro a favore della condanna, con il solo dissenso del giudice Priyantha Jayawardena, PC.
Dalla nota della Corte emerge come gli esponenti della precedente legislatura avrebbero dovuto sapere cosa sarebbe potuto accadere al Paese e avrebbero dovuto intraprendere azioni per provare risolvere la situazione. Al contrario non hanno agito e non hanno adottato tutte le misure per porre rimedio alla situazione nell'interesse del Paese. I firmatari della petizione che ha portato a questa storica sentenza si sono rivolti al tribunale nell'interesse collettivo e non hanno chiesto un risarcimento.
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