Cresce l’attesa per il 14mo summit dei Paesi Asean
Bangkok (AsiaNews) – Cresce l’attesa in Thailandia per il 14mo summit dell’Associazione delle Nazioni del sudest asiatico (Asean), che si svolgerà nella provincia di Prachuabkirikan dal 27 febbraio al 1° marzo. Intanto a Phuket (Thailandia, nella foto) Giappone, Cina, Corea del Sud e i 10 Paesi dell’Asean concordano di formare un fondo di 120 miliardi di dollari di valute estere, da usare per proteggere le loro valute contro la crescente recessione mondiale.
Per il summit Asean c’è il rischio di proteste di piazza da parte di chi contesta l’attuale premier Abhisit Vejjajiva. Il generale Anupong Paojinda ha precisato che la polizia non interverrà contro proteste pacifiche e non intende comunque ricorrere alla violenza. La Thailandia, dopo avere visto cadere numerosi premier negli ultimi anni, cerca di recuperare un maggior ruolo mondiale. Sono stati accolti con soddisfazione gli inviti del premier britannico Gordon Brown ad Abhisit a visitare la Gran Bretagna il 12 e 13 marzo e a partecipare al summit G 20 a Londra il 2 aprile.
Sin dal summit del 2003 in Indonesia, i Paesi Asean (Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Laos, Vietnam, Myanmar, Brunei, Cambogia e Thailandia) hanno indicato di volere istituire entro il 2015 accordi di cooperazione in campo economico, politico, sociale e culturale, per creare una vera comunità sopranazionale di 567 milioni di persone.
Kasit Pirom, esperto politico, osserva che questo porterebbe a maggiori scambi commerciali e di persone (anche con la semplificazione dei visti d’ingresso tra i membri), alla realizzazione di progetti comuni e persino a una politica di integrazione tra i Paesi più sviluppati e quelli poveri.
Il progetto ha incontrato varie difficoltà, ma l’attuale crisi economica globale contribuisce a rilanciarlo. Un primo tentativo in questo senso è il fondo comune di 120 miliardi di dollari. Giappone, Cina e Corea del Sud vi contribuiranno per l’80%, mentre i 5 maggiori Paesi Asean (Thailandia, Indonesia, Filippine, Singapore e Malaysia) forniranno 3,5 miliardi ciascuno. Si vuole così proteggere le valute di questi Paesi dalle variazioni, anche elevate, delle valute di riferimento come il dollaro. Allo stesso tempo, questo fondo consentirà alle valute asiatiche di mantenersi più stabili tra loro. Le rispettive economie sono tra loro molto legate e si potrà così contenere il rischio che il declino di una delle loro monete abbia ripercussioni generali. Nel 2008 le valute di 8 di questi Paesi hanno perso valore rispetto al dollaro Usa: il sudcoreano won ha perso addirittura il 37% e la rupia indonesiana il 23%.