Cresce la tensione fra Ankara e Damasco. Nato e UE discutono sul jet abbattuto
Istanbul (AsiaNews) - L'aereo militare turco abbattuto dalla Siria lo scorso 22 giugno, rischia di diventare un "casus belli". Dopo alcune tranquillizzanti dichiarazioni nei giorni scorsi, ieri il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ha affermato che la Turchia discuterà l'incidente e le possibili risposte con la Nato. Anche l'incontro dei ministri degli esteri dell'Unione europea in programma oggi in Lussemburgo discuterà la questione.
Nei giorni precedenti le dichiarazioni di Damasco ed Ankara sono state molto misurate: i turchi hanno perfino ammesso che il caccia militare aveva sconfinato nello spazio aereo siriano e forze navali di entrambi gli Stati si erano messi alla ricerca dei due piloti nelle acque davanti a Latakia (v.: 23/06/2012 Ankara: L'aereo militare turco può aver violato il cielo siriano). Ieri Davutoglu, pur ammettendo che l'F-4 Phantom possa aver sconfinato nello spazio aereo siriano, ha dichiarato che esso "è stato abbattuto in spazio aereo internazionale, a 13 miglia nautiche dalla Siria". Egli ha anche avvertito che "nessuno dovrebbe osare di mettere alla prova la forza militare della Turchia".
Pesanti condanne del gesto sono venute dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Hillary Clinton, segretario di Stato Usa ha detto che il suo Paese "condanna questo sfacciato e inaccettabile atto" che mostra "il disprezzo delle autorità siriane verso le norme internazionali, la vita umana, la pace e la sicurezza". William Hague, ministro britannico degli esteri, ha definito "oltraggiosa" l'azione militare siriana e ha promesso di volerne parlare all'Onu.
Da parte siriana vi sono ancora toni molto pacati. Jihad Makdissi, portavoce del ministero siriano per gli affari esteri, ha dichiarato che "Non c'è inimicizia fra Siria e Turchia, ma solo tensione politica fra due nazioni... Ciò che è avvenuto è un incidente e non un assalto, come a qualcuno piace dire, perché l'aereo è stato abbattuto mentre era nello spazio aereo siriano e volava in acque territoriali siriane".
I rapporti fra Siria e Turchia, che condividono almeno 900 km di frontiere, sono divenuti tesi dopo le rivolte contro Assad. La Turchia sostiene i ribelli e permette attraverso di essa un flusso di denaro e armi per gli insorti, che Damasco definisce "terroristi".
Allo stesso tempo, Ankara teme che la minoranza kurda in Siria possa dare man forte ai kurdi in Turchia, da sempre in lotta per l'autonomia.
Diversi analisti si domandano cosa la Turchia potrà domandare alla Nato. Con ogni probabilità vi saranno dichiarazioni di solidarietà verso Ankara, ma è difficile che si possa arrivare ad azioni militari o altri gesti punitivi. I diversi Paesi membri dell'Alleanza atlantica in modo individuale sostengono le rivolte contro Assad, ma l'organizzazione ha di continuo affermato di non avere alcuna intenzione di essere implicata in operazioni militari - simili a quelli in Libia - che potrebbero destabilizzare la situazione dell'intera regione.