Cresce intorno al Golfo la concentrazioni di navi da guerra, aerei e missili
In attesa delle decisioni dell’Onu su eventuali nuove sanzioni all’Iran per il suo programma nucleare, mentre Teheran ipotizza il blocco dello Stretto di Hormuz, si avvicinano flotte occidentali. L’Arabia Saudia compre caccia, il Kuwait attiva il suo “Piano di emergenza bellica”.
Kuwait City (AsiaNews) – L’Iran proclama di “essere pronto ad affrontare nuove sanzioni” dell’Onu legate al suo programma nucleare, che andrà avanti “in qualsiasi situazione”; l’Arabia Saudita si prepara ad acquistare altri 72 caccia Eurofighter Typhoon; navi da guerra di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia vanno ad incrementare la presenza militare nel Golfo persico; il Kuwait attiva il suo “Piano di emergenza bellica”.
Si mostrano i muscoli nel Golfo, nell’attesa del rapporto del vicedirettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Olli Heinonen, recatosi il 7 agosto a Teheran, allo scopo di chiarire all’Iran l’offerta dei “5+1” (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, più la Germania) in cambio della sospensione del programma di arricchimento del combustibile nucleare. La risposta iraniana – prevedibilmente negativa o dilatoria – provocherà la richiesta di nuove sanzioni, delle quali si potrebbe discutere nella prossima assemblea generale delle Nazioni Unite, in programma dal 23 settembre al primo ottobre.
Nei giorni scorsi, osservatori arabi rilevavano la concomitanza tra la minaccia di sanzioni e l’annuncio iraniano della messa a punto di un missile terra-mare con una gittata di 300 chilometri, più che sufficiente, cioè a chiudere la “porta del petrolio”: lo Stretto di Hormuz, largo 30 miglia (poco più di 50 chilometri) tra l’Iran e l’Oman. Oggi il Middle East Time sottolinea che si stanno avvicinando al Golfo alcuni gruppi di portaerei e navi da battaglia occidentali, reduci da una esercitazione nell’Atlantico avente ad oggetto proprio la rottura di un eventuale blocco dello Stretto. Si tratta del più grande dispiegamento navale in queste acque dai tempi delle due guerre del Golfo.
Al di là di inauspicabili confronti militari, la presenza della forza navale occidentale potrebbe far pensare ad un blocco delle esportazione e delle importazioni petrolifere iraniane. Pur essendo il secondo produttore di petrolio dell’Opec, Teheran è infatti costretta ad importare benzina, in quanto non possiede raffinerie sufficienti neppure alle sue necessità interne. Un razionamento del carburante è già in atto, il blocco delle sue importazioni avrebbe sull’economia iraniana un effetto devastante.
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