Cox’s Bazar, Angelina Jolie visita il campo profughi dei Rohingya
La star di Hollywood ha trascorso due giorni in compagnia dei rifugiati. Come ambasciatrice dell’Unhcr ha ascoltato le storie di diverse vittime di stupro. Al termine della visita, ha chiesto al governo del Myanmar di applicare le raccomandazioni della Commissione guidata da Kofi Annan.
Cox’s Bazar (AsiaNews) – La diva di Hollywood Angelina Jolie, da anni ambasciatrice dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), ha fatto visita ai profughi musulmani Rohingya accampati da un anno e mezzo nel campo di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Con la sua visita ha riacceso i riflettori sulla sorte di oltre 720mila persone, costrette a scappare dal Myanmar durante l’ultima ondata di persecuzioni da parte delle autorità birmane. Dopo il calo dell’attenzione mediatica, di questi esseri umani continuano ad occuparsi solo la Chiesa locale e le Ong nazionali e internazionali.
La visita in Bangladesh è durata tre giorni, dal 4 febbraio a ieri. La Jolie si è intrattenuta con molti rifugiati e ha voluto ascoltare le loro storie. “Ho incontrato – ha raccontato ai giornalisti – una donna sopravvissuta ad uno stupro. Mi ha detto: ‘Preferirei che tu mi sparassi, piuttosto che tornare indietro senza diritti’”. L’attrice ha poi raccolto le testimonianze di diverse donne vittime di violenze sessuali di gruppo e di genere. “Dopo tutto questo tempo, ancora manca loro un sostegno psicologico adeguato”. Durante la conferenza stampa organizzata il 5 febbaio, ha detto che “tutti hanno la responsabilità di garantire la sicurezza dei Rohingya. Erano dimenticati nel Paese in cui vivevano. Tuttora viene negato loro il diritto alla cittadinanza”. Il Myanmar, ha aggiunto, “deve garantire loro i giusti diritti”.
La star americana, famosa per la sua filantropia, ha anche lanciato un appello al governo di Dhaka, in cui ha chiesto di mostrare “davvero l’impegno affinchè il ciclo di violenza e gli sfollamenti abbiano fine”. Al Myanmar ha chiesto invece di mettere in pratica le raccomandazioni della “Rakhine State Advisory Commission” [guidata da Kofi Annan, ndr]. Secondo l’inviata speciale, il Bangladesh “è un Paese ricco di cultura e storia, ma con risorse limitate. Esso non può essere lasciato da solo a sopportare la responsabilità dell’accoglienza dei rifugiati”. Per questo, ha detto in conclusione, “chiedo alla comunità internazionale di continuare a fornire aiuti umanitari e tutto ciò che serve ai bisogni dei profughi e sostenere le comunità che in maniera tanto generosa li stanno ospitando”.
20/06/2023 10:40