Costruire grattacieli è segno di crisi economica
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Una ricerca elaborata da Barclays Capital rivela una “sinistra correlazione” fra la costruzione di grattacieli e palazzi multipiano, con il susseguirsi di crisi economiche che investono una nazione. Qualcuno potrebbe scorgere delle analogie con l’episodio biblico della Torre di Babele, raccontato nella Genesi. Per gli esperti, la politica del “gigantismo” immobiliare sarebbe il sintomo di un sistema malato caratterizzato da un “errato stanziamento di capitale”. Del resto la recente pubblicazione Skyscraper Index report, ad opera della banca di investimento britannica, conferma i sospetti a partire da alcuni esempi eclatanti: dalla realizzazione dell’Empire State Building, a New York, durante la grande depressione Usa del ’29, fino all’inaugurazione del Burj Khalifa a Dubai, il più grande edificio al mondo, in concomitanza con la disastrosa bolla finanziaria dell'Emirato.
Barclays Capital spiega che il primo grattacielo della storia, l’Equitable Life a New York, è stato completato nel 1873, mentre l’economia Usa registrava un quinquennio di recessione. L’edificio è stato demolito nel 1912 ma, sempre negli Stati Uniti, non è andata meglio alle Willis Tower di Chicago del 1974, che hanno coinciso con la crisi petrolifera e l’abbandono del tasso fisso oro e dollaro. Per quanto concerne l’Asia, le prime costruzioni che hanno sfidato il cielo sono le Petronas Towers in Malaysia, ultimate nel 1997, anno in cui il continente ha registrato la più grande crisi economica della storia recente.
Nell’ultimo decennio sono invece Pechino e New Delhi a contendersi il primato nella realizzazione di grattacieli e imponenti edifici dal valore miliardi di dollari. Dagli attuali 75, la Cina passerà a 141 grattacieli entro la fine del 2017. E, di recente, l’India ha lanciato una serie di progetti che intendono fare concorrenza alla seconda economia mondiale. Analisti della banca di investimento spiegano che “se la storia non mente”, il boom immobiliare cinese e indiano sarebbero solo il riflesso di un “errato stanziamento di capitale”, che potrebbe sfociare in una “correzione” nei prossimi cinque anni.
I maggiori dubbi degli investitori si concentrano attorno alla Cina, che oggi edifica il 53% del totale dei grattacieli nel mondo. Vi sono infatti rischi concreti di un crollo nei prezzi degli immobili – fino al 20% – che interesserà le principali metropoli del Paese entro i prossimi 12/18 mesi. Del resto ieri AsiaNews ha sottolineato in un lungo articolo la fragilità dell’economia cinese, il cui modello di sviluppo è destinato a crollare di pari passo con la finanza americana (cfr. AsiaNews 10/01/2012 L’economia cinese è malata, come quella Usa).