Cosa cambia e cosa resta degli ultimi 20 anni di Hong Kong. Il contributo dei cristiani
Il passaggio della ex colonia britannica alla Cina nel 1997 non è stato indolore. Ma Pechino per diverso tempo ha rispettato lo stile di vita del territorio. Negli ultimi tempi si è accresciuta l’intromissione negli affari interni di Hong Kong. Soprattutto fra i giovani, vi è una forte reazione non solo per la democrazia, ma per l’autonomia. L’impegno per il bene comune da parte della Chiesa cattolica. Il card. Zen considerato un eroe della democrazia e degli emarginati. E’ ancora possibile costruire la fiducia fra governanti e governati. L’analisi di una ricercatrice dell’Università cinese di Hong Kong.
Hong Kong (AsiaNews) - Il prossimo primo luglio, Carrie Lam, il quarto capo dell’esecutivo della Regione ad amministrazione speciale di Hong Kong (Hksar), presterà giuramento davanti al presidente cinese Xi Jinping, in occasione del 20mo anniversario della Hksar e del ritorno della sovranità di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina.
Lam, una cattolica, è stata eletta da un Comitato elettorale di 1194 membri, ma non è stata eletta né è sostenuta dalla maggioranza della popolazione di Hong Kong, come è evidente dalle opinion polls emerse prima delle elezioni. Ad ogni modo, molte persone hanno ancora desiderio di vedere un nuovo leader con uno stile di governo più inclusivo, dopo aver sofferto frustrazioni, divisioni sociali e forte opposizioni nell’arena politica con l’amministrazione di C.Y.Leung negli ultimi cinque anni. Lam, già capo della segreteria e vice capo-esecutivo, ha anche affermato che introdurrà un nuovo stile di governo e attuerà in modo pratico le politiche.
Mantenere la politica “Una nazione, due sistemi”
Negli ultimi 20 anni, Hong Kong ha sperimentato molti alti e bassi. Alcuni dicono che le promesse [cinesi] della politica di “una nazione, due sistemi” e di un “governo con alto grado di autonomia” sono state mantenute con successo. Secondo loro, la gente di Hong Kong in generale può mantenere lo stile di vita capitalista ereditato dal governo coloniale britannico, mantenendo il principio di “50 anni senza cambiare” dopo il ritorno alla Cina (handover). Al tempo dell’handover, il governo centrale ha dato ripetuti ordini vietando interferenze negli affari interni di Hong Kong e ha perfino stabilito alcuni meccanismi a tale scopo. L’Ufficio di Hong Kong e Macao hanno imposto restrizioni a personalità ufficiali della Cina nel recarsi ad Hong Kong, impedendo ai cinesi del continente di esercitare la loro influenza su Hong Kong. Al tempo, l’Ufficio per il rapporto di Hong Kong con il governo centrale del popolo (Liason Office) ha mantenuto un profilo basso.
In più, il governo centrale ha introdotto misure per aiutare Hong Kong a riprendersi dalla recessione economica dopo la crisi finanziaria scoppiata subito dopo l’handover e la seguente epidemia di Sars del 2003. Tali misure includono il progetto per le visite individuali e l’Accordo per una più stretta collaborazione economica fra Cina e Hong Kong (Closer Economic Partnership Arrangement, CEPA). Questi passi hanno avuto successo e hanno garantito il recupero dell’economia. Nei primi anni dell’handover, il governo centrale si è guadagnato l’approvazione e l’applauso della gente di Hong Kong aiutando il territorio durante la crisi economica, ma anche frenandosi dall’intervenire negli affari interni.
La minaccia all’alto grado di autonomia
Ad ogni modo, con l’andar del tempo, l’intervento cinese su Hong Kong è divenuto sempre più ovvio, soprattutto dopo la proposta nel 2003 di varare l’Art. 23 della Basic Law (la mini-costituzione della Hksar), sulla sovversione.
Alcuni critici affermano che la politica della “una nazione, due sistemi” si è deteriorata da allora, enfatizzando più “una nazione” che i “due sistemi”. Uno dopo l’altro, i capi dell’esecutivo, hanno manifestato una sempre più forte inclinazione verso il governo di Pechino, specie l’attuale capo, C.Y. Leung e tutto il campo pro-Pechino presente ad Hong Kong. Ciò è evidente da un certo numero di questioni: l’interpretazione della Basic Law della Hksar da parte del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Scnpc); la proposta di introdurre corsi di patriottismo ed educazione nazionale; il criterio del “patriottismo” nella scelta del capo dell’esecutivo; l’intervento nelle elezioni al parlamento di Hong Kong e l’elezione del capo dell’esecutivo da parte del Liason Office; l’arresto a Hong Kong di un editore-libraio da parte della polizia cinese. Leung è anche considerato un seguace da vicino della linea di Pechino e con un’attitudine ostile verso i pan-democratici.
Ancora, nel giugno 2014, la pubblicazione di un Libro bianco sull’attuazione del principio “una nazione, due sistemi” da parte dell’Ufficio del Consiglio di Stato di Pechino mostra in modo esplicito l’attitudine del governo cinese verso il governo autonomo di Hong Kong. Nel Libro bianco si afferma che i "due sistemi" sono subordinati a “una nazione”. E si sottolinea pure che il governo centrale ha pieno controllo sulla Hksar. Si afferma pure che l’alto grado di autonomia deriva dal governo centrale e non appartiene ad Hong Kong per sé. Forze esterne devono essere coscienti di questo e non usare Hong Kong per intervenire negli affari interni della Cina.
In più, il 31 agosto 2014, la decisione del Scnpc sulla riforma elettorale di Hong Kong è considerata da molti come un’ovvia intromissione negli affari interni di Hong Kong senza rispetto verso il forte desiderio del popolo di Hong Kong al suffragio universale. Tale intervento ha ostacolato lo sviluppo democratico di Hong Kong e privato il diritto alla partecipazione politica della popolazione. Tale decisione ha prodotto il movimento Occupy Central, divenuto famoso in tutto il mondo e ribattezzato “la rivoluzione degli ombrelli” dai media occidentali. Da allora vi è una forte spacccatura fra il governo di Hong Kong (insieme al governo centrale) e una larga porzione della popolazione del territorio.
L’enfasi sull’identità
Tutto ciò ha provocato un crescente sfiducia fra la gente di Hong Kong e Pechino e un’aspro rapporto fra la popolazione e l’amministrazione locale. A sua volta, ciò ha portato a un indebolimento del senso dell’essere “cinese” e a un rafforzamento dell’essere “hongkonghese”, soprattutto fra le giovani generazioni. E si sono prodotte perfino campagne o movimenti che inneggiano all’auto-governo, al localismo e all’autodeterminazione.
Ad esempio, il critico culturale Chen Wen ha cominciato una campagna sull’auto-governo di Hong Kong, con enfasi sugli interessi locali, obiezioni contro la politica di integrazione fra Cina e Hong Kong, evidenziando l’importanza dell’eredità della cultura confuciana tradizionale piuttosto che quella contemporanea sotto la guida comunista, fino all’auto-governo da parte della gente di Hong Kong.
Intanto, alcuni giovani si sono organizzati in diversi gruppi. Alcuni si definiscono localisti, decisi a usare mezzi più radicali o perfino violenti per giungere all’auto-governo e alla democrazia. Altri combattono per l’auto-determinazione, tendono a sinistra e sottolineano il rafforzamento della comunità sociale e usano metodi razionali e non violenti.
Rappresentanti di questi diversi gruppi hanno vinto un certo numero di seggi alle elezioni parlamentari nel settembre 2016, mettendo in luce il sostegno che essi hanno dal pubblico e il desiderio di cambiamento sulla scena politica.
Diseguaglianze economiche e umilianti livelli di vita
Le proteste in larga scala del movimento di Occupy e le campagne per l’auto-determinazione o l’auto-governo hanno una profonda causa comune: il popolo di Hong Kong non è soddisfatto dell’ingiusto sistema politico che dura da molto tempo e della iniqua distribuzione della ricchezza. Il governo di Hong Kong ha seguito l’economia di mercato liberale e capitalista, rimasta tale anche dopo l’handover. Esso delega un certo numero di lavori e servizi a compagnie private, lasciando senza protezione e sotto sfruttamento molti operai con basso salario. Esso favorisce le compagnie edilizie e permette che egemonie monopoliste accrescano ingiustizie sociali ed economiche, ignorando il fenomeno dell'invecchiamento dei poveri e le condizioni sociali avverse degli operai poveri.
In generale, nonostante la prosperità e la crescita economica di Hong Kong, alcune persone, specie quelle con basso reddito, non riescono a ricevere beneficio dallo sviluppo economico. Ciò è evidente dall’enorme divario esistente fra ricchi e poveri e dall’irrazionale alto costo delle case. Sebbene l’amministrazione Leung abbia lavorato con decisione nell’affronto della povertà e nel ridurre le durezze per i poveri, spendendo di più nel welfare, il coefficiente Gini per Hong Kong, basato sul reddito mensile per famiglia del 2016, è salito alla cifra record di 0,539. E’ ironico sapere che alla fine di marzo 2018 Hong Kong avrà enormi riserve: l’ultimo bilancio preventivo prevede riserve fiscali per 952 miliardi di dollari di Hong Kong (pari a 122,52 miliardi di dollari Usa). Data questa enorme riserva, molti attivisti sociali accusano il governo di Hong Kong di non aver attuato negli ultimi 20 anni alcun progetto a lungo termine per ridurre le diseguaglianze, divenute una fonte di conflitto nella società e rendendo meno effettivo il governo.
Le risposte della Chiesa
Dopo essersi battuti per la democrazia e i diritti umani per molti anni, di fronte allo scenario descritto, molti si sentono frustrati o indifesi. Alcuni desiderano alllontanarsi dalla politica e buttarsi nel guadagnare soldi. Altri contrariati emigrano in un altro posto. Ancora, alcuni giovani vogliono separarsi dalla Cina, dal governo, dalla vita delle persone e dalla loro situazione sociale.
Come cristiani noi crediamo che Dio è creatore e signore della storia. E noi, come strumenti e collaboratori di Dio, possiamo fare qualcosa e rendere significativa la nostra vita lavorando insieme e diffondendo il Regno di Dio. Secondo la dottrina sociale della Chiesa, è importante dare valore e affermare la dignità della persona umana. La persona dovrebbe venire prima dell’interesse economico. Ogni persona è un agente morale, capace di generare un cambiamento. Per questo, le leggi e le politiche della società dovrebbero essere plasmate dallo sviluppo umano integrale, il bene comune, i diritti fondamentali di ogni persona. La Chiesa si mostra attenta specie ai bisognosi e ai diseredati, basandosi sul principio della opzione per i poveri e gli emarginati.
Dall’handover fino ad oggi, basandosi su questi insegnamenti sociali, i leader della Chiesa cattolica locale hanno guidato la comunità cristiana. Alcuni gruppi cristiani si sono messi a collaborare con organizzazioni non governative per sostenere la democrazia e un sistema sociale onesto e giusto. Dall’handover in poi, i leader della Chiesa cattolica, specie il card. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo coadiutore di Hong Kong nel 1996, ordinario dal 2002 al 2009, cardinale dal 2005, hanno parlato con frequenza attraverso i media, agendo come forza morale della società.
Il card. Zen è famoso per gridare in difesa dei diritti umani e del diritto degli emarginati, ad esempio nella difesa dei diritto di residenza per persone i cui genitori siano residenti locali e per l’educazione dei bambini, senza considerare lo status di migrante. Egli ha sostenuto il suffragio universale nell’elezione del capo dell’esecutivo e di tutti I membri della legislatura. Molte persone lo considerano un leader giusto, saggio, coraggioso e attento, che osa denunciare le ingiustizie e non teme i potenti. In una città dove i cattolici sono solo il 7% della popolazione, la popolarità e visibilità del vescovo sono straordinari.
Nel febbraio 2012, 15 anni dopo il cambio di sovranità e prima delle elezioni di un nuovo capo dell’esecutivo, la diocesi ha diffuso un documento dal titolo “Alcune attese riguardo al futuro del governo della Sar, espresse dalla Chiesa cattolica di Hong Kong”. Il documento discute lo sviluppo politico e sociale e ricorda al governo l’importanza di valori orientati alla popolazione e di politiche a lungo termine. In esso si cerca di difendere il livello di vita delle persone e la loro dignità, come pure si spinge a creare una società dove la gente può esprimere con libertà le preoccupazioni reciproche. Tre anni dopo, nel maggio 2015, il card. John Tong promulga una Lettera pastorale su “La riforma elettorale e il benessere della società di Hong Kong”. In essa si afferma: “La diocesi crede che senza giustizia non ci possa essere pace vera e sostenibile, né stabilità nella società. Così, per quanto riguarda la riforma elettorale, la diocesi rende chiaro che ‘lo scopo finale’ del suffragio universale, come richiesto dalla Basic Law di Hong Kong, non si può realizzare fra l’altro se non attraverso un comitato di nomina che sia davvero ‘ampiamente rappresentativo’ e senza che le procedure adottate siano genuinamente ‘democratiche’”.
Sostenere i valori cristiani
E’ un fatto innegabile che Hong Kong sia parte della Cina, per cui la Cina ha potere di esercitare la sovranità su Hong Kong. Al tempo della stesura della Basic Law, il governo cinese era cosciente che Hong Kong doveva essere lasciata a mantenere il sistema esistente e lo stile di vita, che è diverso da quello della Cina. Questo è il motivo del conio dei principi “una nazione, due sistemi”, “alto grado di autonomia”, “50 anni senza cambiare”.
Nei 20 anni trascorsi, alcune personalità del governo cinese hanno tentato di sostenere questa politica, ma altri hanno dimenticato questo scopo originale. Ciò è evidente da quanto fatto dal Liason Office negli anni recenti. Essi hanno cercato di intervenire sempre più negli affari interni di Hong Kong per tenere il territorio sotto controllo.
Noi gente di Hong Kong, sosteniamo non solo uno stile di vita capitalista, ma anche uno stile e una cultura che difende la dignità e i diritti umani, lo stato di diritto e l’inclusività. Questi sono valori profondi di Hong Kong al tempo dell’handover, che noi vogliamo mantenere. E non abbiamo bisogno di tenere politiche ingiuste e disoneste. Anzi, esse dovrebbero essere cambiate, così che le persone possano condurre una vita più dignitosa.
Noi speriamo che il nuovo capo dell’esecutivo e i parlamentari filo-Pechino resistano all’interferenza della Cina e persuadano il Liason Office o alter personalità cinesi di tenersi a distanza dagli affari interni di Hong Kong. Come ha detto un commentatore in questi giorni, se tutti non interferiscono più in modo attivo o passive, se non invitano all’interferire, sarà possibile restaurare lentamente la dignità della politica di Hong Kong. Si potrà ricostruire la fiducia reciproca e Hong Kong potrà uscire dalla sua [difficile] situazione.
In quanto cristiani, abbiamo bisogno di conoscere gli obbiettivi della vita sociale e politica, [ e di valutarli] secondo la dottrina sociale della Chiesa. Come cristiani, insistiamo che le persone umane sono la base e l’obbiettivo della vita politica (Gaudium et Spes, n. 25). Membri di ogni comunità politica hanno le loro responsabilità e il loro credo. Essi sono agenti morali che vanno rispettati, avendo la loro soggettività. Ogni governo dovrebbe mantenere un rapporto buono e cordiale con la sua gente, non soffocando i loro diritti o opprimendoli. Per questo, il governo deve difendere e promuovere I diritti umani, sostenere l’amicizia e la solidarietà sociale, progettare politiche e attuare leggi per il bene comune (Gaudium et Spes, n. 78). Basandosi su questi valori, speriamo che il nostro nuovo governo prenda in considerazione le opinioni e la partecipazione della gente, affermando la dignità umana e i diritti umani di tutte le persone che vivono a Hong Kong, accrescendo il loro livello di vita, specie per i diseredati. Se i leader politici rispetteranno il popolo e la loro partecipazione, il popolo rispettera i leader e contribuirà a costruire una società che ha a cuore il bene comune.
Mary Mee-Yin YUEN
(*) Ricercatrice presso il Centro per gli studi cattolici alla Chinese University of Hong Kong. Insegnante di Etica sociale presso il Seminario teologico dell’Holy Spirit (diocesi di Hong Kong).
27/06/2017 15:17