Corruzione in Cina: oltre al Partito, anche una “principina” che truffa le celebrità
Pechino (AsiaNews) - Anche la Cina ha la sua Madoff: una truffatrice di nome Wang Di è sotto processo per aver sottratto quasi 60 milioni di yuan (circa 800mila euro) a 30 celebrità nazionali, fra cui diversi atleti olimpionici. La truffa è riuscita alla perfezione perché la donna, fidanzata di un campione di ginnastica cinese, si spacciava per una "principina", ovvero per figlia di uno dei potenti dirigenti comunisti dell'era maoista.
Questa truffa fa il paio con la reale corruzione che impera nel governo cinese. L'organo di controllo anti-corruzione del Partito comunista ha infatti dichiarato che circa 300 funzionari del governo centrale (fra cui diversi capi dipartimento) hanno sottratto nel 2011 più di 4,4 miliardi di yuan (560 milioni di euro).
Il processo alla Wang ha attirato l'attenzione nazionale. Oltre al denaro rubato per il quale è imputata, i giudici della Corte intermedia del popolo di Pechino ritengono che la donna abbia sottratto altri 58 milioni di yuan alle sue vittime: ulteriori 34 milioni non sono ancora stati ritrovati sui conti o nelle proprietà della donna.
Guidando una Audi di lusso e vestita con abiti firmati occidentali, Wang si spacciava per la figlia dell'ex vice governatore della provincia del Liaoning. Grazie a queste credenziali, che mischiano il capitalismo occidentale sempre più presente in Cina e la protezione politica fondamentale per chi vuole fare carriera, ha raggirato l'attrice Wang Likun, gli olimpionici Yang Wei e Zou Kai e diverse altre celebrità, che le hanno consegnato il denaro a fronte di investimenti mai realmente attuati.
Ma la truffa non può competere con la realtà. Liu Jiayi, procuratore generale, ha consegnato ieri il proprio Rapporto annuale alla Commissione permanente dell'Assemblea nazionale del popolo. Nella presentazione ha sottolineato che gli abusi nel campo finanziario hanno coinvolto 50 fra ministeri e agenzie governative. Secondo Liu c'è "un trend in aumento di dirigenti corrotti che ricevono tangenti attraverso mediatori".
Inoltre, il procuratore ha puntato il dito contro i bilanci nazionali che "presentano moltissimi introiti e non giustificano le uscite". Uno dei casi citati è quello degli aiuti internazionali per il 2008 - anno del tremendo terremoto nel Sichuan - che hanno raggiunto la cifra di 6,2 miliardi di yuan: di questi, solo 1 miliardo è stato speso in maniera rendicontata.
Il governo centrale e la leadership comunista sanno bene che gli scandali legati alla condotta dei propri membri sono una delle minacce peggiori alla stabilità interna. Dopo decenni di soprusi, infatti, la popolazione ha iniziato a non subire più in maniera passiva le varie forme di vessazione imposte dai quadri locali e - fra petizioni a Pechino e manifestazioni di piazza - esprime anche in forma violenta il proprio scontento.
Il Partito ha cercato di lanciare diverse campagne contro la corruzione e a favore del restauro della moralità in politica, ma gli arresti degli ultimi mesi sembrano dimostrare che queste siano del tutto fallite. Diversi analisti e dissidenti ritengono "impossibile" che la corruzione si attenui fino a che non esisterà in Cina un controllo democratico sull'opera del governo.