Corruzione, scandali e squilibri sociali: il popolo cinese ha paura del futuro
Pechino (AsiaNews) - Scandali, corruzione, insicurezza alimentare, maggiore dislivello fra ricchi e poveri. Anche se la popolazione cinese riconosce i "grandi passi avanti" compiuti dal governo in questi ultimi dieci anni, la stragrande maggioranza teme questi fattori che - secondo il più esteso sondaggio sociale condotto quest'anno in Cina - mettono a rischio il futuro della nazione. È il sunto del "Global Attitudes Survey" realizzato dal Pew Research Center.
Si tratta dell'unica indagine di questo tipo consentita dal governo comunista alle società straniere. Il Pew, gruppo di inchiesta americano, ha elaborato le statistiche raccolte da un importante gruppo indipendente di Pechino, l'Horizon Research Consultancy Group, su un campione di 3177 cinesi sparsi in tutte le province del Paese.
Dal dossier emerge che la maggior parte degli intervistati avverte un continuo progresso economico e che addirittura il 70% si ritiene in condizioni economiche e finanziarie "migliori" rispetto a cinque anni fa. Il 92% dei cinesi sostiene che le proprie condizioni di vita "sono migliorate" rispetto a quelle dei genitori. Tuttavia i miglioramenti provenienti dalla situazione economica non hanno avuto un'equa distribuzione: l'81% degli interpellati è "abbastanza d'accordo" sull'affermazione "i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri", mentre addirittura il 45% si dichiara "completamente d'accordo".
In vista del prossimo Congresso generale del Partito comunista convocato per l'8 novembre, che deve sancire la nascita della "Quinta generazione" di leader nazionali, guadagna posizioni tra i grandi problemi nazionali il tema delle diseguaglianze sociali: nel sondaggio pubblicato nel 2008 il tema preoccupava il 41% degli intervistati, oggi la percentuale è salita al 48%. Tuttavia non è la prima preoccupazione: quattro anni fa la corruzione dei funzionari "era un problema" per il 39% degli intervistati, mentre oggi il 50% la considera il "male maggiore" del Paese.
Impressionante il balzo in avanti della sicurezza alimentare, che passa dal 12% al 41%. D'altra parte, i continui scandali legati al cibo che colpiscono con cadenza regolare il Paese vengono ormai denunciati persino dai media nazionali. Nel 2008 il latte alla melamina ha ucciso 6 bambini e fatto ricoverare altri 300mila, mentre nel 2011 una campagna contro gli additivi pericolosi ha portato in carcere 2mila persone, con 5mila attività chiuse.
L'inflazione e il costo della vita rimangono il primo timore per sei cinesi su dieci. Richard Wike, direttore del progetto di ricerca, scrive nella nota introduttiva: "Anche se la gente avverte un miglioramento, i cittadini cinesi sono sempre più insoddisfatti per la mancanza di soluzioni ai problemi nazionali e molte di queste paure hanno a che vedere con i concetti di giustizia ed equità. Oggi, i cinesi devono fare i conti con le preoccupazioni di una società sempre più prospera e moderna".
Un cittadino su tre dubita ormai che il duro lavoro sia sufficiente a garantire il successo nella Cina di oggi, mentre crescono le ansie sul sistema nazionale di welfare e sulle condizioni ambientali, a tratti definite "disastrose". Inoltre cala la fetta di popolazione che gradisce i ritmi della vita moderna (59% contro il 71% di quattro anni fa), e scende anche il gradimento nei confronti del grande concorrente commerciale, gli Stati Uniti: se nel 2010 circa i due terzi dei cinesi descrivevano la relazione Pechino-Washington come un "rapporto di cooperazione", oggi questa percentuale è scesa al 39%. E il il 26% parla addirittura di "aperta ostilità" contro l'8% che condivideva questa idea soli due anni fa.
Eppure circa il 52% degli intervistati - appartenenti soprattutto alle fasce più istruite delle aree urbane - esprime un parere "positivo" sul sistema democratico occidentale, e americano in particolare. Questo anche perché, come sottolineano diversi analisti, sembra essere sparito nel Paese il concetto di coesione sociale voluto da Mao Zedong: sempre più isolati, i cinesi della classe media preferirebbero esprimere il proprio parere anche in politica.
29/05/2007