Corrispondente di AsiaNews in fuga dal Bangladesh sequestrato dalle autorità nepalesi
di Kalpit Parajuli
Dal 27 maggio la polizia del Nepal tiene in stato di fermo William Gomes senza alcuna ragione. L’attivista stava tentando di raggiungere Hong Kong via Nepal dopo essere stato torturato e minacciato dalle autorità di Dhaka per le sue attività in favore dei cristiani. Portavoce del principale partito di opposizione nepalese accusa il governo di gravi violazioni dei diritti umani e invita il Primo ministro a dimettersi.
Kathmandu (AsiaNews) – Fuggito dal Bangladesh dopo aver subito torture dalla polizia, William Nicholas Gomes, corrispondente di AsiaNews e attivista per i diritti umani, è da mesi in stato di fermo a Kathmandu. Dal 27 maggio le autorità stanno facendo di tutto per rimpatriarlo, ma a tutt’oggi non hanno fornito alcuna spiegazione.
“Sono scappato in Nepal per raggiungere Hong Kong e salvare la mia vita – spiega Gomes – grazie all’aiuto dell’Asian Human Rights Commission. Quando mi sono recato all’ufficio per l’immigrazione i funzionari hanno ritardato le pratiche tentando di rimpatriarmi”. L’attivista racconta che il 9 luglio, mentre tentava di prendere un aereo per Hong Kong, la polizia ha perquisito i suoi bagagli per verificare la presenza di droga e altre sostanze vietate, ma non ha trovato nulla.
“Passato il controllo – racconta – mi hanno fermato all’imbarco dicendo che i miei documenti non erano validi per l’espatrio. Senza ulteriori spiegazioni mi hanno messo in stato di fermo, sorvegliato da due guardie con cani anti droga, obbligandomi a chiedere all’ambasciata del Bangladesh l’autorizzazione per il transito”. L’attivista racconta di aver ottenuto tutti i documenti necessari per l’espatrio e il transito nei Paesi stranieri. “Non c’è nessuna ragione per il mio fermo – sottolinea – ho un visto legale per stare in Nepal, la polizia però mi considera come un criminale”.
Il 21 maggio scorso degli uomini a bordo di una macchina scura hanno prelevato, sequestrato e torturato William Gomes, musulmano convertito al cristianesimo. L’uomo, membro dell’Asian Human Rights Commission (Ahrc) e fondatore della Christian Development Alternative (Cda – un’organizzazione umanitaria), è stato denudato, costretto a terra e interrogato per quasi cinque ore. Questi uomini, tra cui uno di madrelingua inglese, lo accusavano di essere in contatto con i servizi segreti pakistani (Isi - Inter Service Intelligence) e di ricevere mazzette per “danneggiare l’esercito del Bangladesh”. Inoltre, Khaleda Zia lo avrebbe pagato per gettare discredito sul premier Sheikh Hasina. Dopo le minacce di morte a lui e alla sua famiglia, Gomes ha giurato di lasciare l’Ahrc ed è stato liberato.
Gomes dice di essere preoccupato per la vita dei suoi familiari rimasti in Bangladesh. “Mia moglie, i miei figli sono in pericolo. Io sono diventato un uomo senza patria, il mio governo sta lavorando contro di me. Dove dovrei andare per salvare la mia vita e quella dei miei cari?”. Egli lancia un appello a tutti i cattolici per convincere il governo nepalese a liberarlo e a salvare la sua vita.
In questi mesi il caso di Gomes ha suscitato molta preoccupazione fra le organizzazioni per i diritti umani nepalesi e i partiti di opposizione, che accusano le autorità di agire senza alcun potere o mandato, violando le norme democratiche e civili del Paese.
Secondo Subodh Pyakurel, dell’Informal Sector Service Centre, organizzazione nepalese per i diritti umani, le autorità non hanno il diritto di trattenere l’uomo in stato di fermo. “Quando ho parlato con le autorità dell’aeroporto per aiutare Gomes non mi hanno dato alcuna ragione concreta. La polizia non può impedirgli di raggiungere Hong Kong e non ha nemmeno il diritto di rimpatriarlo”.
Arjun Narsingh K.C., portavoce del Nepali Congress, principale partito di opposizione del Paese, afferma: “Come può il nostro governo assicurare il rispetto dei diritti umani, quando trattiene senza ragione un attivista dentro i suoi confini”. Dopo questo scandalo, Arjun invita il Primo ministro a dimettersi e chiede alle autorità di polizia di liberare Gomes consentendogli il transito verso Hong Kong.
“Sono scappato in Nepal per raggiungere Hong Kong e salvare la mia vita – spiega Gomes – grazie all’aiuto dell’Asian Human Rights Commission. Quando mi sono recato all’ufficio per l’immigrazione i funzionari hanno ritardato le pratiche tentando di rimpatriarmi”. L’attivista racconta che il 9 luglio, mentre tentava di prendere un aereo per Hong Kong, la polizia ha perquisito i suoi bagagli per verificare la presenza di droga e altre sostanze vietate, ma non ha trovato nulla.
“Passato il controllo – racconta – mi hanno fermato all’imbarco dicendo che i miei documenti non erano validi per l’espatrio. Senza ulteriori spiegazioni mi hanno messo in stato di fermo, sorvegliato da due guardie con cani anti droga, obbligandomi a chiedere all’ambasciata del Bangladesh l’autorizzazione per il transito”. L’attivista racconta di aver ottenuto tutti i documenti necessari per l’espatrio e il transito nei Paesi stranieri. “Non c’è nessuna ragione per il mio fermo – sottolinea – ho un visto legale per stare in Nepal, la polizia però mi considera come un criminale”.
Il 21 maggio scorso degli uomini a bordo di una macchina scura hanno prelevato, sequestrato e torturato William Gomes, musulmano convertito al cristianesimo. L’uomo, membro dell’Asian Human Rights Commission (Ahrc) e fondatore della Christian Development Alternative (Cda – un’organizzazione umanitaria), è stato denudato, costretto a terra e interrogato per quasi cinque ore. Questi uomini, tra cui uno di madrelingua inglese, lo accusavano di essere in contatto con i servizi segreti pakistani (Isi - Inter Service Intelligence) e di ricevere mazzette per “danneggiare l’esercito del Bangladesh”. Inoltre, Khaleda Zia lo avrebbe pagato per gettare discredito sul premier Sheikh Hasina. Dopo le minacce di morte a lui e alla sua famiglia, Gomes ha giurato di lasciare l’Ahrc ed è stato liberato.
Gomes dice di essere preoccupato per la vita dei suoi familiari rimasti in Bangladesh. “Mia moglie, i miei figli sono in pericolo. Io sono diventato un uomo senza patria, il mio governo sta lavorando contro di me. Dove dovrei andare per salvare la mia vita e quella dei miei cari?”. Egli lancia un appello a tutti i cattolici per convincere il governo nepalese a liberarlo e a salvare la sua vita.
In questi mesi il caso di Gomes ha suscitato molta preoccupazione fra le organizzazioni per i diritti umani nepalesi e i partiti di opposizione, che accusano le autorità di agire senza alcun potere o mandato, violando le norme democratiche e civili del Paese.
Secondo Subodh Pyakurel, dell’Informal Sector Service Centre, organizzazione nepalese per i diritti umani, le autorità non hanno il diritto di trattenere l’uomo in stato di fermo. “Quando ho parlato con le autorità dell’aeroporto per aiutare Gomes non mi hanno dato alcuna ragione concreta. La polizia non può impedirgli di raggiungere Hong Kong e non ha nemmeno il diritto di rimpatriarlo”.
Arjun Narsingh K.C., portavoce del Nepali Congress, principale partito di opposizione del Paese, afferma: “Come può il nostro governo assicurare il rispetto dei diritti umani, quando trattiene senza ragione un attivista dentro i suoi confini”. Dopo questo scandalo, Arjun invita il Primo ministro a dimettersi e chiede alle autorità di polizia di liberare Gomes consentendogli il transito verso Hong Kong.
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