Coronavirus: Un terzo degli impiegati cinesi ha perso il lavoro
Per l’agenzia online Zhaopin, la maggior parte hanno tra i 40 e i 50 anni. Il 37% dei colletti bianchi ha subito un taglio salariale, il 21% la cancellazione dello stipendio e il 28% ritardi nei pagamenti. China Labour Bulletin: disoccupazione al 6% non è un dato realistico. Cresce il numero di scioperi nei servizi, nell’educazione, nei trasporti ed e-commerce.
Hong Kong (AsiaNews) – Un terzo degli impiegati cinesi ha perso il lavoro per la pandemia di coronavirus. È quanto emerge da un recente sondaggio di Zhaopin, un’importante agenzia online di selezione del personale.
I licenziamenti hanno colpito soprattutto i colletti bianchi tra i 40 e i 50 anni. Il 37% degli intervistati, per la maggior parte di giovane età, ha dichiarato di aver subito un taglio salariale, il 21% la cancellazione dello stipendio e il 28% ritardi nei pagamenti. Solo il 20% dei lavoratori contattati ha detto di non aver ricevuto contraccolpi dalla crisi pandemica.
Secondo il China Labour Bulletin (Clb) di Hong Kong, le cifre di Zhaopin contrastano con quelle ufficiali. Per l’Ufficio nazionale di statistica, nei primi quattro mesi del 2020 il tasso di disoccupazione in Cina si è aggirato sul 6%. Il dato si riferisce solo ai lavoratori che hanno la residenza in aree urbane. Oltre 290 milioni di lavoratori migranti, per lo più dalle aree rurali, non sono conteggiati.
Il Clb nota che quest’anno la maggior parte degli scioperi ha riguardato personale che lavora nei servizi, in ambito educativo e nel settore trasporti: solo il 15% ha interessato gli operai delle manifatture. Anche molti lavoratori impiegati nel commercio online, considerato un’oasi di crescita nella recessione post-Covid-19, hanno scioperato per protestare contro tagli salariali e ritardi nei pagamenti.
Nel primo trimestre, il prodotto interno lordo nazionale ha avuto una crescita negativa del 6,8%. Da gennaio a maggio, l’economia cinese ha prodotto 4,6 milioni di nuovi impieghi, 1,4 milioni in meno di quelli generati nello stesso periodo del 2019. Si tratta soprattutto di posizioni part-time o a giornata, che offrono poche prospettive per il futuro e nessuna protezione sociale. Il Fondo monetario internazionale prevede per la Cina una ripresa nella seconda parte dell’anno, con il Pil che dovrebbe crescere dell’1% nel 2020.
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