Corea: un dizionario unico per superare 70 anni di separazione linguistica
La lingua riflette i diversi sistemi culturali e sociali dei due Paesi. In Corea del Nord non esistono “banca” e “tasse”, e il termine collega si riferisce solo ai “colleghi rivoluzionari”. Il progetto del dizionario, avviato nel 2005, è fermo dal 2016.
Seoul (AsiaNews) – Conflitto, tensioni e due società che hanno preso direzioni opposte: quasi 70 anni di separazione non hanno diviso solo la popolazione coreana, ma la lingua stessa. Lo riferisce un articolo del Korea Herald, analizzando come nel corso dei decenni l’idioma sia cambiato, seguendo le diverse strade intraprese dai sistemi culturali e sociali delle due Coree.
Le differenze linguistiche rendono difficile la collaborazione fra dottori e architetti delle due Coree. Il problema si è presentato anche durante le Olimpiadi per le atlete della squadra di hockey femminile intercoreana.
Per superare questo “gap linguistico”, nel febbraio del 2005 i due Paesi hanno stabilito un comitato congiunto per la compilazione di un dizionario unificato, il “Gyeoremal-keunsajeon”. Interrotti a più riprese nel corso degli anni e fermi sin dal 2016, i lavori potrebbero ripartire grazie al nuovo clima di distensione. Il comitato intercoreano consiste in lessicografici e linguisti delle due parti, e nel corso degli anni ha condotto 25 incontri. L’obiettivo è selezionare 330mila voci. Finora, sono stati raccolti 210mila termini di uso generale e 70mila raccolti attraverso ricerche su documenti regionali.
“Le differenze nel linguaggio arrivano in gran parte da vocabolari che si sono sviluppati per riflettere gli stili di vita delle due Coree”, commenta Han Yong-un, capo del dipartimento per la compilazione per il comitato della Corea del Sud.
Solo sei su 10 termini sono compresi da entrambi i popoli coreani. “Una volta, noi [membri del comitato] stavamo decidendo quali categorie di tasse includere nel dizionario. Poiché le tasse non esistono i Corea del Nord, i lessicografici ci hanno chiesto ‘Con cosa vivete dopo aver pagato così tante tasse al Paese?’”. Il problema si è presentato anche per il concetto di “eunhaeng” – banca – che in Corea del Nord non esiste. A ciò, si aggiunge la sfumatura politica dell’interpretazione dei termini: nel dizionario sudcoreano, “dongmu” si traduce con “collega, conoscenza intima”, mentre in quello nordcoreano si riferisce in modo specifico a un “collega rivoluzionario che combatte sotto la stessa ideologia”.
I membri del comitato devono in oltre sciogliere la questione di un’ortografia unitaria. Se la diffusione delle definizioni evolve attraverso chi ne fa uso, quali regole ortografiche – come la spaziatura delle parole e la pronuncia – scegliere è un compito dei lessicografici. Per Han, è importante che la scelta delle regole non venga interpretata come una “lotta di potere”.
“Quando abbiamo riportato i risultati dei nostri incontri – afferma il capo del comitato – le persone commentavano quante regole sudcoreane erano state accettate rispetto a quelle nordcoreane. Non è un gioco di potere. Noi seguiamo in modo rigido le regole linguistiche e lo sviluppo della lingua per vedere quale potrebbe essere la forma più efficiente da trasferire a generazioni future”.
Il comitato spera di riprendere al più presto i lavori, ma al momento non vi sono segnali in tal senso dal Nord. “Abbiamo mandato una richiesta per una consultazione di lavoro via fax, e stiamo aspettando un responso”, afferma Kim Hak-mook, segretario generale del comitato. Il gruppo della Corea del Sud mira ad estendere la durata del progetto oltre la sua naturale scadenza, il prossimo aprile. La pubblicazione del dizionario richiederà in ogni caso ulteriori sei anni, fra revisioni e correzione di bozze.