21/08/2008, 00.00
COREA DEL SUD
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Corea del Sud: violenza e insuccessi scolastici spingono i giovani al suicidio

di Theresa Kim Hwa-young
Ogni mese oltre 20 adolescenti fra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita: fra le cause l’elevata competizione e l’estrema selettività negli esami universitari. Professori ed esperti denunciano scarsa attenzione al fenomeno – spesso “insabbiato” – e chiedono a scuole e istituti programmi specifici per i ragazzi.

Seoul (AsiaNews) – Un sistema educativo basato sulla competizione, l’estrema selettività agli esami di ammissione nelle università, la violenza scolastica con i ripetuti episodi di “bullismo” e le difficoltà di relazione in famiglia. Sono solo alcune fra le cause che spingono i giovani coreani a togliersi la vita: una piaga impressionante per la Corea, se si considera che i suicidi sono al secondo posto fra le cause di mortalità fra gli adolescenti.

Ogni mese si registrano una ventina di suicidi, ma le contromisure adottate da istituti scolastici e enti assistenziali sono deficitarie e inadeguate; il senso di frustrazione e di ansia cresce sempre più nei giovani. Per tutta risposta le scuole, invece di affrontare il problema, cercano di insabbiare i casi di suicidio per evitare che la loro immagine possa essere danneggiata, spalleggiati dal dipartimento dell’educazione nazionale che non ha ancora adottato adeguati provvedimenti o iniziative volte ad affrontare in modo serio la questione.

I dati sui giovani che si tolgono la vita in Corea del Sud sono allarmanti: secondo l’ufficio nazionale di statistica, nel 2006 si sono registrati 233 casi di suicido fra giovani di età compresa fra i 10 e i 19 anni. Nel 2000 i casi sono stati 264, 297 nel 2003 e 279 nel 2005. An Dong-hyeon, docente all’università di medicina di Hanyang, ribadisce che “i giovani hanno bisogno di maggiori attenzioni” perchè attraversano una fase delicata in cui “si forma il carattere e l’identità di ciascuno”, un periodo in cui crescono le “insicurezze” e spesso compiono gesti estremi per pura “impulsività”, senza ragionare. Un elemento, questo, che differenzia i casi di suicidio fra giovani e adulti: i secondi arrivano a togliersi la vita in seguito a un percorso “ragionato”, mentre i primi lo fanno seguendo “l’emotività e lo stato d’animo”.

Fra i motivi che spingono i ragazzi al suicidio vi sono gli insuccessi scolastici: nel dicembre dello scorso anno ha suscitato enorme impressione il caso delle due sorelle che si sono ammazzate saltando dalla finestra di un edificio a Changwon, cittadina della provincia meridionale di Gyeongsang. Alla base del gesto gli scarsi risultati conseguiti negli esami di ammissione in università. Del resto le aspettative dei genitori, che investono molto per l’istruzione dei figli, il senso del dovere filiale caratteristico di molte società asiatiche (come Cina e Giappone) spingoo i ragazzi ad un livello estremo di competizione, e divengono un fattore enorme di “stress” che in caso di insuccesso “porta a estreme conseguenze”.

Gli esperti sottolineano che la scuola “non deve coprire i fatti”, ma proporre programmi adeguati che affrontino la questione e discuterne con gli studenti. Un docente avverte che in caso di suicidio, gli amici tendono a “cadere in uno stato depressivo” e nell’ipotesi peggiore cercano di “emulare il gesto” anche a distanza di tempo.

Ad aggravare la situazione vi sono profonde carenze strutturali negli edifici scolastici, denunciati dagli stessi professori, il più importante dei quali è la “violenza crescente” all’interno delle scuole.       

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