Corea del Sud, la fede ricevuta e la missione
Seoul (AsiaNews) - Una comunità evangelizzata che parte per la missione: è la Chiesa della Corea del Sud, una delle comunità cattoliche più vivaci di tutta l'Asia, capace già nel 1975 di aprire un istituto per mandare missionari in tutto il continente asiatico; una Chiesa che si sente chiamata a "restituire la fede cristiana ricevuta", in particolare a Cina, Mongolia e Corea del Nord.
I cattolici sudcoreani sono circa 4,43 milioni, il 9,1% della popolazione del paese (48,8 milioni di abitanti). Tale percentuale è fra le più alte della Chiesa in Asia. AsiaNews ha chiesto al prof. Thomas Hong-Soon Han di tratteggiare il volto della Chiesa sudcoreana. Il prof. Han è docente di politica internazionale alla Hankuk University di Seoul e membro del Pontificio consiglio per i laici. A Roma, per un convegno sulla Gaudium et Spes, ci ha concesso l'intervista che segue.
Come vede la missione della Chiesa in Corea del Sud?
La crescita della Chiesa coreana è anzitutto frutto della grazia di Dio. La nostra Chiesa sente di dover restituire quanto ricevuto nella missione e nell'evangelizzazione verso l'Asia: è un dovere verso il Signore che ci ha dato la grazia della fede.
Verso quali paesi indirizzate la vostra missione?
Anzitutto verso la Cina, per motivi storici, e la Mongolia, perché siamo affini dal punto di vista etnico. Dobbiamo molto alla Cina perché la fede cristiana è entrata in Corea proprio dalla Cina nel XVIII secolo. Oggi ci sentiamo chiamati dal Signore a restituire quanto abbiamo ricevuto, per diventare non solo una chiesa che accoglie, ma anche una chiesa che dona. Oggi in quel paese vi è una grande ricerca religiosa e desideriamo offrire quanto abbiamo ricevuto. Poi vi è la Mongolia, a cui siamo legati da storia, etnia e cultura: i coreani discendono originariamente dai mongoli.
Quali sono gli strumenti missionari della Chiesa di Corea?
Dal 1975 la Conferenza episcopale ha fondato la Korean Foreign Mission Society, per l'invio di missionari all'estero. Vi sono 50 sacerdoti membri e altri 50 si preparano nei seminari.
Un'altra opera importante è l'evangelizzazione dei lavoratori stranieri in Corea. La globalizzazione ha spinto molti stranieri a venire da noi per assumere i lavori più umili, che i coreani non svolgono più. Vi sono circa 400 mila lavoratori stranieri, in maggioranza clandestini e in situazioni disperate.
Di recente l'arcivescovo di di Seoul ha chiesto alle chiese dell'Asia in particolare Bangladesh, Pakistan, India, gli stessi paesi di provenienza dei lavoratori stranieri di inviare i loro seminaristi a studiare a Seoul. Mentre si preparano al sacerdozio, possono evangelizzare i lavoratori loro connazionali.
Nello stesso tempo, l'arcivescovo di Seoul, sta inviando seminaristi coreani a studiare in America Latina. Questo li educa e li fa maturare a un senso di universalità della Chiesa. Una volta ordinati sacerdoti, lavorano per quei paesi come fidei donum, per alcuni anni.
E la Corea del Nord?
Da pochi mesi è stata creata una nuova sede vescovile nella zona settentrionale della diocesi di Seoul, a Uijongbu, al confine con il Nord. Nel futuro sarà la base per l'evangelizzazione della Corea del nord. Al momento della creazione della nuova diocesi si temeva che non ci fossero abbastanza preti per questa regione. Ma quando l'arcivescovo mons. Nicholas Cheong Jin-suk ha detto ai suoi sacerdoti che potevano scegliere se restare nella vecchia diocesi o andare nella nuova, ben 172 hanno scelto di andare in quella nuova, che è molto povera. E sono in larga parte giovani, con un'età media di 37 anni. Credo che Uijongbu sia la diocesi con l'età media più bassa al mondo!
Cosa ha spinto questi preti a scegliere questa nuova zona di azione pastorale vicino alla Nord Corea?
Due fattori: il desiderio missionario e la vicinanza con la Corea del nord. Siamo cristiani e coreani, tutte e due le cose insieme, e quindi abbiamo anche a cuore il destino della Corea intera. Tutta la chiesa di Seoul ha partecipato alla creazione della nuova diocesi, decisa dal sinodo diocesano. Questa scelta ha infuso un rinnovamento missionario a tutti i fedeli.
Il papa di recente ha parlato di internet come strumento per la missione. In Corea del Sud e in tutta l'Asia l'uso di internet è molto diffuso.
Internet è comune e usatissimo in Corea del Sud, uno dei paesi al mondo in cui esso è più usato. Internet è davvero uno strumento potente per l'evangelizzazione. Sono molto favorevole a tutte le iniziative che fanno conoscere le notizie della Chiesa e delle società nelle quali la Chiesa è chiamata a vivere e testimoniare la fede. A questo proposito, mi permetta di ringraziare AsiaNews, per il grande lavoro di evangelizzazione che svolge in tutta l'Asia. (BC)