Corea del Sud, il papa missionario "grande amico" di tutti coreani
Seoul (AsiaNews) Un "grande missionario" che ha portato il vangelo in "ogni angolo della terra" e "un vero amico dei coreani, sia del Sud che del Nord". Così il card. Stefano Kim, arcivescovo emerito di Seoul, ha ricordato Giovanni Paolo II durante la celebrazione eucaristica in suffragio del pontefice, svoltasi ieri sera nella capitale sudcoreana.
La cattedrale dove si è svolta la messa era gremita dai fedeli tanto che molti non hanno potuto entrare e hanno partecipato all'esterno tramite alcuni teleschermi. Hanno concelebrato anche il nunzio mons. Emil Tscherrig, tutti i vescovi coreani, molti sacerdoti e religiosi. Erano presenti l'ex-primo ministro Kim Dae-jung, il ministro della Cultura e del Turismo Cheong, leader delle altre chiese e delle altre religioni, oltre a numerosi membri del corpo diplomatico.
Nella sua omelia il card. Kim ha ricordato che il popolo coreano, sia i cattolici che i non cristiani, nutrono "stima e affetto" nei confronti del pontefice anzitutto grazie alle sue 2 visite, la prima nel 1984, poi nel 1989.
Il porporato ha sollecitato i presenti a vivere l'eredità di Giovanni Paolo II, cioè "affidarsi a Cristo spalancandogli il nostro cuore senza paura e vivendo l'amore di Cristo".
Il nunzio mons. Tscherrig ha ricordato che il papa "ha visto la pace nel mondo minacciata dalle continue violazione dei diritti umani, anzitutto della libertà religiosa. Questo" ha aggiunto il nunzio "spiega il profondo interesse e preoccupazione del papa per la pace nella penisola coreana. In varie occasioni ha incoraggiato i leader politici a perseverare nella via della pace attraverso il dialogo".
Il 3 aprile, all'indomani della morte di Giovanni Paolo II, era stata celebrata una messa sempre nella cattedrale di Seoul. In quell'occasione mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul, aveva ricordato che il pontefice "amava molto la Corea", arrivando a dedicare "parecchio tempo ad imparare il coreano in preparazione alla sua visita in Corea". "La crescita rimarchevole della Chiesa coreana negli ultimi 20 anni" ha proseguito mons. Cheong "deve molto a Giovanni Paolo II, perchè il popolo coreano ha apprezzato la sua testimonianza di dialogo, di scelta preferenziale per i poveri, di promozione di giustizia e pace, difensore di vita e diritti umani".
In tutte le 16 diocesi sucoreane è stata dedicata una cappella decorata coi fiori e con un foto di Giovanni Paolo II.dove celebrare le messe e recitare preghiere per l'anima del defunto. Molti fedeli, spesso con i loro bambini, giovani e anziani, fanno file di lunghe ore per entrare nelle cappelle e recitare le litanie per i defunti secondo la melodia tradizionale. Anche molti fedeli di altre chiese e religioni, semplici cittadini fanno visita alle cappelle in segno di reverenza.
14/04/2005