Corea del Nord: esecuzioni di piazza per alimentare un clima di terrore
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord utilizza le esecuzioni in pubblico per “intimidire” i cittadini e ha imposto “un giro di vite sulle telefonate internazionali” per bloccare la diffusione all’estero di “notizie riguardanti la crisi alimentare”. Lo ha denunciato Vitit Muntarbhorn, thailandese esperto in materia di diritti umani, nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Egli ha anche aggiunto che il regime di Pyongyang avrebbe imposto ulteriori “sanzioni” contro quanti “cercano di abbandonare il Paese” e detiene ancora oggi “un gran numero di persone” nei campi di concentramento.
Muntarbhorn afferma di non aver ancora ottenuto “il visto d’ingresso dai nord-coreani” da quando gli è stato affidato l’incarico, nel 2004, ma si dice fiducioso che in un futuro possa “ricevere” l’atteso “invito ufficiale”. In materia di libertà personali, egli sottolinea che dagli ultimi rapporti emerge una campagna mirata a impedire “le chiamate clandestine dai telefoni cellulari” e un “blocco dei programmi televisivi e dei video provenienti dalla Corea del Sud”. Ma quello che più preoccupa, continua l’osservatore indipendente, è l’utilizzo di “esecuzioni di piazza per creare una atmosfera di panico e intimidazione fra la gente”.
Vitit Muntarbhorn parla anche di una “grande disparità” nell’accesso alle razioni di cibo fra l’elite, i funzionari di governo e la massa delle persone, private "del cibo, della partecipazione attiva alla vita politica, della libertà religiosa e dei diritti umani di base". E chi prova a protestare o a fuggire, viene "bloccato e perseguito, oppure richiuso nei campi di lavoro”.
In materia di distribuzione degli aiuti, un gruppo di attivisti sud-coreani denuncia che le razioni di cibo vengono date ai militari a discapito dei contadini delle campagne. Secondo l’associazione buddista “Buoni Amici”, il governo di Pyongyang avrebbe “deviato” i fondi predisposti per le campagne all’esercito poiché "non vi sarebbe cibo sufficiente per garantire il sostentamento delle truppe".
Ieri il World Food Programme ha denunciato una “crisi umanitaria di vaste proporzioni” in continuo “peggioramento”. Secondo Jean-Pierre de Margerie, direttore del fondo Onu per la Corea del Nord, alcune province del nord “sono estremamente vulnerabili” e circa 2,7 milioni di persone che vivono nell’ovest del Paese “esauriranno le scorte di cibo nel mese di ottobre”. “Non dobbiamo aspettare che il popolo muoia di fame – accusa il funzionario delle Nazioni Unite – per far scattare il campanello d’allarme”.
Una denuncia contestata oggi dalla Corea del Sud, secondo la quale non vi sarebbe alcun rischio “fame” per i nord-coreani. Kim Ho-nyeon, portavoce del Ministro sud-coreano per l’unificazione, afferma che “quest’anno i raccolti non vanno male”. Egli cita i dati emersi da un rapporto elaborato da funzionari del governo di Seoul, i quali hanno visitato di recente la Corea del Nord. “Non abbiamo notizie di crisi alimentari serie – riferisce il portavoce – perché le condizioni climatiche sono state buone e non si sono registrate piogge e alluvioni devastanti come quelle del 2007”.