Corea del Nord, le Ong lanciano l’allarme: le sanzioni soffocano ancora il Paese
La difficoltà a portare aiuti umanitari. Esperto: le sanzioni più restrittive sono quelle Usa. Si può richiedere un alleggerimento per motivi umanitari, ma la domanda può attendere mesi per avere una risposta. Fondatore della Eugene Bell Foundation: "Le sanzioni colpiscono i più vulnerabili".
Seoul (AsiaNews) – Per le Ong portare gli aiuti umanitari in Corea del Nord è ancora una “grande sfida”. Lo afferma un comunicato stampa dell’Eugene Bell Foundation, riportando che i summit fra i presidenti coreani e Usa non hanno portato i miglioramenti che “in molti avevano presupposto”.
Per questo fine, la Eugene Bell Foundation e altre organizzazioni, insieme a funzionari di governo ed esperti, lo scorso 20 giugno hanno tenuto un seminario sull’attuale situazione delle sanzioni Onu e Usa e su come ottenere i permessi e le esenzioni necessari ad operare.
David Wolff, esperto dell’agenzia di consulenza americana Crowell&Moring, ha sottolineato come le misure punitive Usa siano le più restrittive. Esse riguardano tutte le importazioni ed esportazioni, e includono sia cittadini americani che stranieri per qualsiasi ragione negli Usa (ad esempio: “un cittadino sudcoreano in vacanza negli Stati Uniti a Disneyworld”). Le sanzioni prevedono esenzioni per gli aiuti umanitari, alcune pubbliche, mentre altre necessitano di una “licenza”. Le Ong possono fare richiesta per lavorare in Corea del Nord per motivi umanitari. I permessi possono richiedere mesi, e riguardano in maniera esclusiva le transazioni e le persone precisate nella domanda.
Più flessibile l’approccio delle Nazioni Unite, che specifica all’interno della risoluzione che le misure punitive non intendono colpire “in modo negativo” il lavoro delle Ong. In base alle sanzioni Onu, non necessita di esenzione l’introduzione di beni che non sono inseriti in modo specifico nell’elenco dei prodotti vietati. Inoltre, le misure punitive delle Nazioni Unite non riguardano il “governo nordcoreano”, ma 80 individui specifici e 75 enti.
Questo insieme di sanzioni, a cui si aggiungono anche quelle bilaterali e dell’Unione Europea, rende difficile portare aiuti. Lo scorso mese, il sito d’informazione NK News ha analizzato una serie di documenti di Ong e di agenzie Onu: essi riportano diverse problematiche, non solo per ottenere il permesso a portare determinati beni – il processo di autorizzazione può essere molto lungo – ma anche a trovare i mezzi per portarlo. Uno dei problemi più significativi per le Ong può essere il blocco dei metalli: un’Ong francese per le persone con disabilità ha riportato di avere “enormi difficoltà” a portare strumenti necessari come sedie a rotelle, stampelle e bastoni. L’Unicef lamentava che una spedizione di insetticidi necessari a contrastare la malaria sono fermi in India da dicembre.
Stephen Linton, presidente della Eugene Bell Foundation, spiega ad AsiaNews che il “più grande problema sono le sanzioni”. “Sebbene l'assistenza umanitaria non dovrebbe essere colpita dalle sanzioni, gli ultimi regolamenti sono così ampi da impedirci di inviare tutto quello di cui abbiamo bisogno per il programma. I rappresentanti delle Ong al seminario hanno sollevato il problema. In modo invariabile, le sanzioni puniscono i più vulnerabili. Speriamo che il comitato per le sanzioni alla Corea del Nord del Consiglio di Sicurezza fornisca un modo alle organizzazioni umanitarie per chiedere esenzioni. Se ciò accade, il nostro programma tornerà alla normalità”.
“La più grande sfida oggi – conclude Linton – sono le sanzioni”.
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