Corea con il fiato sospeso, Seoul richiama i marines
di Joseph Yun Li-sun
La “Casa Blu” cambia le regole di ingaggio e fortifica il confine e l’isola di Yeonpyeong, attaccata due giorni fa dal Nord. Un dissidente del Nord ad AsiaNews: “Dietro tutto questo c’è Kim Jong-un, che conferma la sua ferocia ordinando l’attacco a civili inermi per mantenere il potere”.
Seoul (AsiaNews) – Non accenna a diminuire la tensione nella penisola coreana dopo gli attacchi lanciati dal Nord contro l’isola di Yeonpyeong, territorio di Seoul. Il governo sudcoreano ha cambiato le proprie regole di ingaggio per aumentare il numero di soldati da inviare sull’isola e sul confine del 38° parallelo, mentre il regime di Pyongyang ha minacciato “serie conseguenze” in caso di minacce o aggressioni. Nel frattempo, la comunità internazionale si divide.
Da una parte c’è la Cina, lo sponsor principale del governo nordcoreano, che questa mattina si è detta “preoccupata” per le annunciate manovre militari congiunte fra Stati Uniti e Corea del Sud nel Mar Giallo e ha annunciato di voler rinviare una visita del ministro degli Esteri cinese nel Paese. L’annuncio delle manovre navali, che inizieranno domenica, è stato dato ieri da Seoul e Washington; gli Stati Uniti hanno anche inviato nelle acque del Mar Giallo la portaerei americana George Washington.
Preoccupata dall’escalation, la Cina – che sarebbe vincolata da antichi accordi di amicizia a intervenire in caso di guerra – “si oppone a qualsiasi azione che mini la pace e la stabilità nella penisola” coreana, ha spiegato un portavoce del ministero. Pechino non ha condannato sinora l’attacco sferrato due giorni fa dal suo alleato nordcoreano contro l’isola, ma ha comunque espresso “dispiacere per le perdite umane”.
Intanto il presidente sudcoreano Lee Myung-Bak ha ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza attorno all’isola e ha presieduto una riunione di emergenza del governo sudcoreano per discutere le conseguenze politiche e militari dell'incidente, costato la vita a quattro persone: “Non dovremmo mai abbassare la guardia nei nostri preparativi per la possibilità di provocazioni dalla Corea del Nord”, ha dichiarato Lee alla riunione.
Tra le misure adottate dalla “Casa Blu” ci sono anche nuovi investimenti nella difesa per far fronte alla “minaccia asimmetrica” posta da Pyongyang e l’annullamento di un piano di riduzione del numero dei marines che era stato adottato nel 2006: “Le attuali regole d'ingaggio, che sono viste come piuttosto passive, saranno completamente riviste con diversi gradi di contrattacco a seconda se gli attacchi sono diretti contro obiettivi militari o civili”.
Nell’attacco di Pyongyang, il primo dal 1953 che non aveva obiettivi solo militari, sono morti infatti anche due civili. Altre misure diplomatiche riguarderanno un riesame degli aiuti al Nord da gruppi privati – compresa la Caritas sudcoreana – “per tener conto del sentimento dell'opinione pubblica” e uno sforzo per coinvolgere la comunità internazionale, e in particolare la Cina, nelle pressioni su Pyongyang.
Continuano inoltre a rincorrersi le ipotesi sulla causa che ha scatenato l’aggressione. Rim Jong-jin, un profugo nordcoreano di 50 anni che ha passato 12 anni nell’esercito di Pyongyang, spiega ad AsiaNews che l’attacco “è stato ordinato da Kim Jung-un, il terzo figlio e successore designato del leader supremo nordcoreano Kim Jong-il”. Prima di fuggire al Sud nella primavera del 2009, Rim faceva parte dell’èlite nordcoreana, seppure a un livello medio-basso, e afferma di conoscere i misteriosi meccanismi decisionali della Corea del Nord
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“Il terzo Kim – spiega il dissidente - è stato abituato fin da piccolo a pensare che per affermarsi avrebbe dovuto fare qualcosa che nè suo padre nè suo nonno (il fondatore della dinastia nordcoreana Kim Il-sung) hanno mai fatto: attaccare dei civili inermi per dimostrarsi abbastanza feroce”. Contrariamente a quanto si crede, ha proseguito, “la decisione di farne un leader è stata presa molti anni fa: ora deve dimostrare di esserne degno”.
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