26/11/2012, 00.00
COREA DEL SUD
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Corea, le presidenziali “sono ormai una lotta fra bene e male”

di Joseph Yun Li-sun
Con il ritiro del candidato indipendente Ahn Cheol-soo, che ha promesso di sostenere il democratico Moon Jae-in, la contesa per il voto del 19 dicembre diventa una sfida a due contro la candidata del partito conservatore, Park Geun-hye. Il segretario esecutivo della Conferenza episcopale: “Da una parte c’è la possibilità di andare avanti verso una società migliore; dall’altra lo spettro di una società malvagia”.

Seoul (AsiaNews) - Le elezioni presidenziali del 19 dicembre "sono diventate oramai una lotta fra il bene e il male. Da una parte c'è chi vuole una società più giusta e più attenta nei confronti del popolo, dall'altra i soliti populisti che fanno promesse vuote, ammantandole di parole seducenti". Il segretario esecutivo della Conferenza episcopale coreana spiega così ad AsiaNews la prossima contesa elettorale alla luce del ritiro del candidato indipendente.

Come aveva già spiegato una fonte in Corea, Ahn Cheol-soo ha comunicato la propria decisione di ritirarsi dalla contesa e sostenere il democratico Moon Jae-in nel corso di una conferenza stampa definita "drammatica" dai presenti. Dopo essersi inchinato ai presenti, il tycoon dell'informatica ha detto: "Avevo detto una volta che avrei fatto di tutto affinché vi fosse un solo candidato dell'opposizione, in queste presidenziali. Partecipare e portare avanti una nuova politica per la Corea è per me molto importante, ma mantenere una promessa è la cosa più importante di tutte".

La causa del ritiro sembra essere un confronto molto duro fra i due su alcune questioni economiche. Tuttavia, rimane la possibilità di un tandem elettorale: Moon ha più volte detto di voler mantenere il rapporto "speciale" con Ahn, che a sua volta ha annunciato la sua intenzione di rimanere in politica "e lavorare per il bene comune della Corea del Sud".

La Chiesa cattolica sembra muoversi compatta verso il sostegno a Moon. Diverse fonti della Conferenza episcopale spiegano infatti che il democratico "ha dimostrato molte volte la propria capacità di giudizio. Inoltre ha combattuto contro la dittatura militare Yushin [imposta dal generale Park, padre della candidata conservatrice ndr] e conosce bene la situazione della Corea del Nord, dato che è figlio di un rifugiato".

Il segretario esecutivo della Conferenza episcopale coreana, p. Taddeo Lee Ki-rak, preferisce non fare nomi ma spiega: "Con il ritiro di Ahn si apre uno scenario abbastanza semplice. Da una parte c'è la possibilità di andare avanti verso una società migliore; dall'altra lo spettro di una società malvagia".

"In questo anno elettorale - spiega ad AsiaNews - abbiamo assistito al ritorno sulla scena politica dei populisti controllati dai loro soci occulti, che fanno promesse false ammantate di parole seducenti. Ora però tocca ai coreani, che devono votare sia per le elezioni generali che per quelle presidenziali. Dal risultato del voto potremo fare un passo avanti nella costruzione di una società più giusta e umana oppure, al contrario, possiamo ritrovarci a dover fare ancora dei passi indietro".  

 

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