Corea, card. Cheong: "Impensabile una visita del Papa finchè continua la repressione nel Nord"
Dopo la sua prima messa da prossimo cardinale, l'arcivescovo di Seoul definisce "inaccettabile" l'atteggiamento del regime di Pyongyang. La sua nomina "segno del nuovo peso della Chiesa coreana e della nazione stessa".
Seoul (AsiaNews) "E' impensabile che il Pontefice non possa visitare l'intera penisola coreana per l'atteggiamento della parte nord, che ancora oggi rifiuta la presenza permanente di sacerdoti, di qualunque nazionalità, sul suo territorio". Con queste parole il neocardinale coreano, l'arcivescovo di Seoul Nicholas Cheong Jin-suk, ha rinnovato il suo "disappunto" per la situazione della libertà religiosa sotto il regime di Pyongyang.
"Quando il Papa visita una nazione ha sottolineato, parlando ai giornalisti nella cattedrale di Myeongdong sacerdoti e religiosi devono essere liberi di poterlo raggiungere, di poter parlare con lui o almeno vederlo. La repressione religiosa rende tutto questo impossibile".
"Il numero dei cattolici in Corea del Nord ha ricordato il futuro porporato, che ricopre anche il ruolo di amministratore apostolico di Pyongyang - è precipitato da 55 mila (con 58 chiese e circa 100 sacerdoti) presenti subito dopo la liberazione dal dominio coloniale del Giappone, ad un numero che varia dai mille ai tre mila, non confermabili, di oggi".
''Da parte della Santa Sede, ma anche da parte mia - ha ricordato il neocardinale, che ricevera' la berretta rossa nel concistoro annunciato dal Papa per il prossimo 24 marzo - sono state rivolte, per parecchi anni, alla Corea del Nord richieste di consentire la presenza di sacerdoti. Ma ci hanno continuato a rispondere che 'non e' ancora il momento opportuno'''.
"Eppure ha aggiunto - la Chiesa coreana, ed in particolar modo l'arcidiocesi di Seoul, non ha mai smesso di inviare beni di vario tipo al di là del confine negli ultimi anni, arrivando a donare oltre dieci milioni di dollari americani".
"Prima di intraprendere la strada della riunificazione, le due Coree devono perdonare e pentirsi di ciò che hanno fatto durante la guerra civile e nel periodo seguente".
Il presule ha poi posto l'attenzione sul fatto che la sua creazione cardinalizia "è un segno del maggior peso della Chiesa cattolica coreana, ma anche della nazione intera, perchè vi sono solo 30 nazioni al mondo con due o più cardinali. La Corea è entrata nell'Oecd [il gruppo dei Paesi più economicamente sviluppati ndr] perché il mondo dell'economia le ha dato il giusto peso. Lo stesso accade per la Chiesa universale, che ci concede questo grande onore".
Il cardinal Stephen Kim Sou-hwan, il primo porporato coreano, "conosce tutto questo e sa tutto ciò di cui abbiamo bisogno, perché ha fatto questo lavoro da solo per 37 anni: cercherò di imparare il possibile da lui, che io considero un maestro, un mentore ed un membro della mia stessa famiglia".
22/02/2006