Copenhagen, accordo minimo sul clima per evitare il fallimento
Copenhagen (AsiaNews/Agenzie) – La Conferenza Onu sul clima si conclude senza un vero e proprio accordo approvato da tutti i Paesi presenti. Dopo una lunga notte di dibattiti, l'assemblea ha solo "preso nota" dell’accordo politico sottoscritto da Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Sud Africa.
Ma per il segretario generale Onu Ban Ki-moon tale accordo è però un “inizio fondamentale”, anche se “non è ciò che speravamo”. Non si tratta di un’approvazione formale e vincolante, ma un primo passo verso la piena operatività. Ban Ki-moon ha precisato che, dopo Copenhagen, inizieranno subito i lavori “per rendere vincolante entro il 2010 l’accordo raggiunto”. La sua importanza, ha sottolineato, sarà riconosciuta quando “verrà codificato in una legge internazionale”.
L’accordo politico – un documento di tre pagine – si pone come obiettivo il contenimento “sotto i 2° C” del riscaldamento globale rispetto ai livelli dell’era pre-industriale, ma non chiarisce le modalità di attuazione. Esso dispone anche lo stanziamento di 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2020 per i Pesi in via di sviluppo e quelli più a rischio per i cambiamenti climatici.
Il documento parla anche in modo generico di “controlli sull’attuazione” degli sforzi per ridurre le emissioni di carbone, suggerendo che ogni Paese ne faccia relazione all’Onu ogni due anni.
I Paesi a rischio volevano una riduzione del riscaldamento a 1,5° e un accordo legale vincolante.
Il rappresentante del Sudan aveva definito l’accordo voluto da Usa, Cina e altri “un suicidio per l’Africa”. Il rappresentante di Tuvalu lo ha invece definito una specie di tradimento in cui i Paesi ricchi offrono “30 denari” per distruggere “il nostro popolo e il nostro futuro”.
11/02/2022 12:59