Contro la disoccupazione, l’Indonesia riscopre le microimprese
Jakarta (AsiaNews) – Con il crollo delle esportazioni (-36% a gennaio), si aggrava in Indonesia il problema della disoccupazione. La popolazione si inventa piccole imprese familiari e il governo progetta di aiutare questa tendenza.
Dati ufficiali indicano circa 38mila licenziati nei primi due mesi del 2009, oltre 16.300 nella sola Jakarta, soprattutto per la chiusura di fabbriche produttrici di merci per l’esportazione. Esperti prevedono oltre 100mila licenziamenti ulteriori entro giugno. Nel Paese la disoccupazione era già elevata e l’Ufficio statistico indonesiano (Usi) l’ha indicata, nell’agosto 2008, di 9,39 milioni di persone. Arizal Ahnaf dell’Usi ha parlato di recente di “una disoccupazione pari all’8,39% della forza lavoro”.
Molti disoccupati ripiegano su piccole attività imprenditoriali personali. Come il “warteg”, o “ristorante al lato della strada”: chioschi mobili lungo le vie, che propongono cibi e bevande tradizionali e più amati dalla gente, quali il pasticcio di soia chiamato “tempeh” e piatti di tofu.
Questa attività, che può sembrare occasionale, incontra un grande favore nella popolazione cittadina, che può consumare piatti familiari a un costo contenuto e in tempi rapidi, invece di doversi rivolgere a fast-food di stile giapponese od occidentale.
In microimprese analoghe sono coinvolte milioni di persone, che possono aprirle con capitali minimi. Lo ha tenuto presente Erman Suparno, ministro alle Risorse umane e all’emigrazione, che giorni fa, insieme al Ministero dell’istruzione, ha lanciato il programma chiamato “chiosco 3 in1”: vere microimprese in cui il titolare è, insieme, manifattore e fornitore del prodotto.
Ai laureati, spesso privi di lavoro, viene proposto di impegnarsi in attività simili. Agli interessati viene anche impartito un addestramento di base. Per esempio a Malang (Java orientale), la multinazionale del tabacco Phillip Morris e altre industrie locali del settore hanno aiutato oltre 120 disoccupati a diventare “imprenditori”. In due settimane hanno imparato a fare sigarette e a gestirne il commercio. Djaka Ritamtama, funzionario locale, osserva che “costoro possono dare vita a una vera industria di sigarette fatte a mano”.
Suparno dice che “l’anno scorso, almeno 1,9 milioni di persone hanno provato a trovare lavoro con questo programma”. Per il 2009 spera di poter così aiutare almeno 2,5 milioni di disoccupati. Ma un simile progetto chiede un finanziamento stimato in oltre 600 miliardi di rupie (circa 39,2 milioni di euro) per costruire i centri di addestramento e altri 200 miliardi per l’apprendistato.