22/08/2024, 08.55
UZBEKISTAN
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Contro la crisi globale, Taškent sceglie l’unità in Asia centrale

di Vladimir Rozanskij

L’ex-ministro degli Esteri Kamilov analizza il ruolo dell’Uzbekistan nella regione in una prospettiva di stabilità e sviluppo. Dalle frontiere chiuse del recente passato al processo di “riavvio delle relazioni”, con conseguente crescita di scambi commerciali e investimenti. Il ritorno ai tempi della Grande Via della Seta. 

Mosca (AsiaNews) - L’ex-ministro degli Esteri di Taškent, il 76enne Abdulaziz Kamilov, da due anni rappresentante speciale del presidente Šavkat Mirziyoyev per le questioni di politica estera, ha pubblicato un autorevole articolo sul giornale Jangi Uzbekiston (“Nuovo Uzbekistan”). Incentrato sul tema “Nuova Asia centrale nella politica estera dell’Uzbekistan”, nel pezzo egli afferma che “l’aggravarsi della crisi globale della fiducia, e l’escalation dei conflitti armati stanno mettendo a rischio la stabilità e lo sviluppo sostenibile dell’intera regione”.

L’autore dell’articolo prende spunto dal recente incontro di consultazione tra i leader dell’Asia centrale ad Astana, ricordando le difficoltà di integrazione di questi Paesi tra loro negli ultimi anni. “Solo sette anni fa le nostre frontiere erano praticamente chiuse in tutte le direzioni - scrive Kamilov - abbiamo dovuto superare conflitti e campi minati presso i confini, blocchi dei trasporti e insuperabili barriere al commercio, infinite discussioni sull’uso delle risorse idriche, e ogni sconfinamento di greggi verso qualche bacino per abbeverarsi minacciava di trasformarsi in scontri diretti”.

Secondo l’ex-ministro, negli ultimi anni è iniziato un processo di “riavvio delle relazioni” come non era mai successo prima, e gli scambi commerciali interni ai Paesi centrasiatici sono cresciuti di 4,4 volte, cinque volte di più sono le aziende comuni, e i volumi degli investimenti sono raddoppiati. Egli quindi ritiene che “nelle nuove condizioni geopolitiche, l’Asia centrale sta recuperando il ruolo che rivestiva nei tempi della Grande Via della Seta, come ponte tra Oriente e Occidente, Settentrione e Mezzogiorno, un incrocio di interessi economici di diverso tipo e direzione”.

Tutti gli analisti sono concordi nell’osservare che ogni Paese che vuole avere un peso significativo nella geopolitica mondiale, oggi cerca di fare pressione in vari modi su quelli dell’Asia centrale, che ormai sta diventando una vera “zona di concorrenza geopolitica”. Kamilov insiste peraltro nell’affermare che la regione “è ormai diventata in buona sostanza un protagonista autonomo dei vari giochi nell’arena mondiale, rafforzando la propria identità come soggetto collettivo”. Sono già 10 gli incontri internazionali nel formato 5+1, che hanno coinvolto 40 Paesi e due organismi sovranazionali.

In questo interesse crescente, ovviamente, entrano in gioco soprattutto i fattori puramente economici, in quanto l’Asia centrale “costituisce un mercato di oltre 80 milioni di consumatori, in cui si concentra il 7% delle risorse mondiali di petrolio e gas, grandi depositi di materiali critici e minerali rari, tra il 5,2% e il 38,6% di quelli indispensabili per le transizioni digitali ed ecologiche”. Kamilov sottolinea il grande ruolo del presidente Mirziyoyev nel risolvere le tensioni e le divisioni con i vicini, chiamandolo enfaticamente “il grande architetto dell’Asia centrale”, che ha posto come obiettivo della sua dottrina di politica estera il raggiungimento della quota di “zero problemi con i Paesi fratelli”.

Gli sforzi di Taškent a livello politico-diplomatico, economico, culturale e umanitario non soltanto migliorano radicalmente i rapporti con i vicini, ma stanno contribuendo a creare veramente un “nuovo formato” collettivo, ricordando ad esempio la piena definizione giuridica delle frontiere con il Kazakistan, e i tanti progressi nella demarcazione con il Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan. L’incertezza dei confini è un’eredità sovietica, di quando Mosca manteneva in sospeso le questioni per poter avere sempre l’ultima parola di fronte a qualunque pretesa o tensione. In conclusione, Kamilov enumera le sfide che attendono l’ulteriore progresso della cooperazione regionale, a livello politico ed economico, nello sviluppo del potenziale di trasporti e comunicazione e nella sfera energetica e climatica, fino ai rapporti culturali sulla base dell’identità turanica prevalente, ma senza dimenticare le altre specificità dei cinque Paesi dell’Asia centrale.

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