Contraccolpi sociali da un modello di sviluppo poco attento all'uomo
Roma (AsiaNews) - E' necessario frenare la crescita economica troppo rapida della Cina che nel 2003 si è attestata al 9,1% - per consentire uno sviluppo più equo e a lungo termine. A dirlo è stato il primo ministro cinese Wen Jiabao, da oggi in visita in Italia, durante la riunione annuale dell'Assemblea nazionale del popolo (Anp) dello scorso marzo. L'affermazione sembra confermare che il modello economico cinese basato spesso su un concetto di sviluppo poco attento all'uomo, inizia a creare contraccolpi alle certezze granitiche del governo e ad avere ripercussioni negative sulla società, in particolare sulle fasce più deboli.
Non sembra cambiare invece la politica del governo sul problema della popolazione. Sin dalla sua nomina a primo ministro nel marzo 2003, Wen Jiabao ha ribadito che il contenimento della popolazione è la chiave del progresso e dello sviluppo socio-economico del paese e che continuerà a sostenere le severe misure per contrastare l'incremento demografico, in primis la "politica del figlio unico". Lanciata nel 1978 da Deng Xiaoping, essa mirava ad aumentare il Pil pro capite da 250 dollari nel 1978 a 1000 nel 2000. Ma anche in questo caso, le leggi e gli interventi del governo spesso si sono rivelati un boomerang, a spese per lo più della popolazione.
Con la politica del figlio unico, incentivi e sussidi economici vengono elargiti alle famiglie che rispettano la pianificazione familiare; al contrario, forti penalizzazioni sono previste per chi non la segue, fino a decurtare lo stipendio del 10% a entrambi i genitori e far pagare una multa salata per ogni figlio in più.
Ma il calo della natalità insieme a quello della mortalità dovuto alle migliorate condizioni di vita stanno causando un progressivo invecchiamento della popolazione, cui la Cina non è ancora in grado di rispondere con un adeguato sistema pensionistico. Huang Rongqing, esperto di demografia presso l'Università di economia di Pechino, ha evidenziato che la "crescita zero" può anche avere risvolti negativi e comportare seri scompensi sociali, quali un sempre minor numero di lavoratori che devono sostenere un crescente numero di persone anziane. In base alle previsioni dell'Onu, a causa dell'invecchiamento della popolazione, il rapporto tra persone in età lavorativa e anziani da assistere sarà di 3 a 1, contro il 5 a 1 attuale. Lo si vede a Shanghai, dove da 10 anni la popolazione continua a diminuire e invecchiare. La politica del figlio unico rischia poi di dar vita a una generazione di giovani non maturi, perché cresciuti da genitori iperprotettivi. Essa contribuisce anche a perpetuare la nefasta tradizione della pratica dell'aborto selettivo e dell'infanticidio delle bambine, considerate inferiori ai maschi perchè meno utili per il duro lavoro delle campagne. La penuria di donne che ne deriva sta causando gravi squilibri sociali, spingendo sempre più uomini ad alimentare il traffico delle donne.
La corsa ai soldi spesso dovuti anche alla disperazione dei poveri delle campagne e alla discriminazione della donna stanno causando enormi cambiamenti sociali e culturali. Secondo Huang Rongqing, "di questi tempi, le ragazze non vogliono sposarsi, né avere bambini", a causa degli alti costi dei figli, che scoraggiano i giovani a formare una famiglia. Un recente sondaggio condotto dalla Federazione femminile di tutta la Cina (ACWF) riporta che il 40% delle giovani donne sposate non vuole avere figli e che ciò costituisce la ragione principale del calo della natalità in Cina. In un recente articolo, il Quotidiano del Popolo afferma che "la concezione tradizionale cinese che sia una benedizione avere tanti figli, che aiuteranno i genitori nella vecchiaia, non è più di moda tra le moderne donne di città Una delle ragioni principali è la pressione nel lavoro e nello studio e orari pienissimi che privano le donne del piacere di fare figli". Il giornale aggiunge che "alcune persone pensano che avere figli influenzerà la qualità della vita delle coppie che non hanno una solida base economica".
Queste trasformazioni sociali stanno compromettendo antichi equilibri anche tra bambini e ragazzi, sempre più soli e abbandonati da genitori iper-impegnati a fare carriera e soldi. Secondo uno studio di una psicologa infantile, Zhai Jing, del centro di igiene mentale della provincia dello Shangdong, un bambino cinese su 8 soffre di problemi psicologici o del comportamento e le cifre sono in aumento. L'agenzia governativa Xinhua ha riportato che circa 30 milioni di ragazzi cinesi soffre di "handicap mentali".
Il modello di sviluppo non sembra però aver migliorato lo squilibrio economico tra chi vive in campagna e chi lavora in città. Anche se la popolazione cinese che vive con meno di un dollaro al giorno è scesa da 600 milioni a circa 200 milioni, il divario continua a essere enorme. Secondo il Dipartimento nazionale di statistica, nel 2003 il reddito pro-capite delle città è aumentato del 9%, contro il 4% delle campagne, che contano il 60% di tutta la popolazione cinese. In uno studio pubblicato lo scorso febbraio, l'Accademia cinese delle scienze sociali afferma che dopo 20 anni di riforma economica, gli abitanti delle aree urbane guadagnano 2,8 volte di più di quelli delle zone rurali, che non hanno gli stessi servizi e sussidi di quelli delle città. L'urbanizzazione procede a passi da gigante, con molti contadini costretti a emigrare in città, in cerca di un lavoro molto spesso precario e sottopagato, senza contratto, tutele, condizioni sicure. Ciò provoca anche tensioni sociali, famiglie sempre più disgregate e donne che sostituiscono gli uomini nel lavoro nei campi o emigrano nelle città per lavorare, discriminate e spesso costrette a rinunciare ai figli per non perdere il lavoro.
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