Continua a salire il bilancio delle vittime del terremoto del Qinghai
di Zhen Yuan
Un sacerdote della regione, raggiunto da AsiaNews ritiene che tra le persone colpite non ci siano cattolici della piccola comunità locale. Un migliaio di fedeli sparsi in un vasto territorio. Su internet un invito alla preghiera da parte di giovani cattolici cinesi. In preghiera anche i tibetani in esilio.
Xining (AsiaNews) – Continua a salire il bilancio delle vittime del terremoto che stamattina ha colpito la provincia di Qinghai, una delle più povere del nordovest della Cina, al confine con il Tibet. Si parla attualmente di 400 morti e 10mila feriti, ma gli stessi resoconti ufficiali diffusi dall’agenzia Xinhua lasciano intendere che i dati sono destinati a crescere. Si parla del crollo dell’85% degli edifici, comprese molte scuole, nelle quali i bambini erano da poco entrati per l’inizio delle lezioni. Un funzionario locale, Zhuohuaxia, citato dall'agenzia, ha dichiarato: “molti studenti sono rimasti intrappolati nel crollo di una scuola professionale”, “le strade di Jiegu sono piene di gente presa dal panico, molti sono feriti” e “non abbiamo mezzi meccanici e dobbiamo scavare con le mani. Non abbiamo neanche sufficienti attrezzature mediche”.
Raggiunto da AsiaNews, padre Vincent Qin Guoliang della diocesi di Xining ha detto di non ritenere che ci siano cattolici tra le vittime, in quanto in pochi vivono a Yushu, nella parte meridionale della provincia, colpita dal sisma. Ci sono però alcuni gruppi di giovani cattolici cinesi che su internet hanno invitato alla preghiera per le vittime del terremoto.
La maggior parte sono nella capitale provinciale, Xining, a Niezhong e Huzhu. A Golmud c’è una casa di preghiera, ma non una chiesa. A suo giudizio, la comunità di Xining sarebbe stata informata nel caso ci fossero vittime tra i cattolici.
Padre Qin, gesuita, originario di Shanghai, dice che ci sono circa mille cattolici che vivono a Xining, alcune centinaia nella parrocchia di Niezhong e altre centinaia nella contea di Huzhu. Alcuni sono sparsi tra i villaggi della zona. Ma tutte queste aree sono nella parte orientale della provincia, mentre Yushu, centro del terremoto, è in quella meridionale.
Dal momento, poi, che molte case di preghiera sono in luoghi diversi, i sacerdoti possono andare ad aministrare i sacramenti di tanto in tanto. La maggior parte dei fedeli sono di etnia Han, ai quali la fede è stata passata dagli antenati, ma ci sono anche nuovi cattolici, anche se pochi. Per questa Pasqua la chiesa di Xining ha avuto 10 battesimi, e ci sono casi in altre parrocchie.
“Il lavoro di evangelizzazione – spiega – è difficile”, perché parrocchie e case di preghiera sono sparse sul territorio, la provincia è vasta e ci sono solo tre sacerdoti. “A volte - aggiunge sorridendo – i dialetti dei paesani per me sono un problema, ma – aggiunge – loro probabilmente hanno difficoltà a capire il mio mandarino con accento di Shanhai”.
In preghiera anche i tibetani in esilio. Dall’India giunge notizia che i tibetani si sono riuniti nel principale tempio buddista di Dharamshala per pregare e manifestare solidarietà alle vittime del terremoto in quella che essi definiscono la provincia tibetana di Kham.
Tsewang Rigzin, presidente del Tibetan Youth Congress, si è detto “addolorato per la morte di centinaia di tibetani che sono rimasti vittime del disastro”, ma anche “preoccupato per la salute delle migliaia di feriti”, per i quali ha chiesto “immediato aiuto sanitario”.
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