27/10/2012, 00.00
RUSSIA
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Consacrata una chiesa sul luogo della strage al teatro Dubrovka

di Nina Achmatova
La cerimonia è avvenuta durante la commemorazione del 10mo anniversario della strage del 26 ottobre 2002, quando durante il blitz delle forze speciali russe all’edificio preso ostaggio dai terroristi ceceni morirono almeno 130 persone. Il silenzio delle autorità e le domande ancora senza risposte su uno degli attentati più gravi della storia russa contemporanea.

Mosca (AsiaNews) - Le campane della chiesa dedicata ai Santi Cirillo e Metodio a Mosca hanno suonato per la prima volta durante la cerimonia di commemorazione delle 130 vittime della strage al teatro della Dubrovka. Il 26 ottobre, 10mo anniversario del blitz con cui le forze speciali russe hanno messo fine a tre giorni d'assedio al teatro, occupato da un commando di terroristi ceceni, la chiesa è stata consacrata alla presenza dei parenti degli ostaggi rimasti uccisi nell'assalto.

Il 23 ottobre 2002, i terroristi preso d'assalto l'edifico, in cui era in corso il popolare musical 'Nord-Ost', facendo 916 ostaggi, tra spettatori e artisti. tra cui 100 bambini. Chiedevano il ritiro, senza condizioni, delle truppe russe impegnate nella seconda guerra cecena. L'assedio andò avanti per tre giorni, fino all'intervento delle forze speciali. La maggior parte degli ostaggi fu liberata, ma il costo in vite umane fu altissimo: 130 morti, secondo i dati ufficiali, 174 secondo associazioni indipendenti. Nell'assalto rimasero uccisi anche 39 terroristi, di cui alcune donne.

In una Mosca bagnata dalla prima neve autunnale, circa 200 parenti delle vittime si sono riuniti, nella totale assenza delle autorità, per ricordare il tragico evento. Tanti i fiori e le candele, mentre 130 palloncini sono stati lanciati in aria, dopo la lettura dei nomi e dell'età delle altrettante vittime. Nessun messaggio né del premier Dmitri Medvedev, né del presidente Vladimir Putin, anche in quei tragici giorni come oggi, a capo del Cremlino. I superstiti, in lacrime davanti al teatro, non si stupiscono: "In dieci anni non è mai venuto nessuno, né si sono mai fatti sentire, non è una novità".

Per i parenti delle vittime, la causa principale della strage furono le inalazioni di un gas soporifero, diffuso nel teatro attraverso il sistema di ventilazione per facilitare l'irruzione delle teste di cuoio. Mosca ha sempre respinto le accuse, ma ha rifiutato di rivelare la composizione della sostanza, classificata come "segreto di Stato". "Quelle persone morirono non per gli effetti del gas, che non era nocivo - ha detto, dopo qualche mese, Putin - ma per diversi motivi come disidratazione e malattie croniche", legate alle condizioni in cui erano tenute in ostaggio. L'intossicazione provocata dal misterioso gas è risultata invalidante, a diversi livelli, anche per molti dei 700 sopravvissuti.

A dicembre la Corte Europea di Strasburgo per i diritti umani ha condannato la Russia a pagare un totale di 1,3 milioni di euro ai 64 ex ostaggi o parenti delle vittime che hanno avuto la forza di portare avanti la loro battaglia legale. I giudici hanno riconosciuto "legittimo" il blitz delle forze speciali, ma hanno rilevato delle inadempienze nell'organizzazione delle operazioni di salvataggio. Così ora i familiari delle vittime stanno preparano un ricorso all'Ue per far luce sulle responsabilità delle autorità.

"Sembrava che nessuno potesse mai dimenticare. Ma 10 anni dopo, nessuno in Russia vuole ricordare questa tragedia", ha scritto sul suo sito internet il giornale moscovita Bolshoi Gorod. Che ha poi lanciato una serie di domande, rimaste ancora senza risposta: "Chi è stato l'organizzatore e come hanno fatto decine di militanti a organizzare un attacco terrorista nella capitale? Perché è stato deciso il blitz e perché morirono gli ostaggi?". 

 

 

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