Congresso missionario asiatico: il "coraggio" di testimoniare Cristo in Pakistan
Domani si aprirà l'evento a Chang Mai. I delegati pakistani racconteranno la difficoltà della missione, in un Paese islamico, a fianco degli emarginati di ogni fede. Arcivescovo di Lahore: "Ma i cristiani sono saldi nella loro fede".
Lahore (AsiaNews) La difficile situazione della Chiesa in Pakistan, la necessità di essere una comunità unita per portare avanti la missione, l'importanza dell'insegnamento per diffondere i valori della tolleranza e del rispetto. Sono alcuni dei temi che l'arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha, tratterà insieme agli altri delegati della Chiesa pakistana al Congresso missionario asiatico. L'evento si aprirà domani a Chang Mai e si chiuderà il 22 ottobre.
In un'intervista ad AsiaNews prima della sua partenza per la Thailandia, il presule ha spiegato che in Pakistan la situazione è difficile, "ma i cristiani sono saldi e forti nella loro fede". L'arcivescovo ha poi spiegato che le scuole cattoliche sono uno strumento importante della missione. "nei nostri istituti ci sono un buon numero di studenti musulmani, così le scuole sono una parte rilevante della nostra missione, come pure gli ospedali che dirigiamo nel Paese" ha detto. "La nostra priorità continua mons. Saldanha è raccontare la storia di Gesù tra i non cristiani".
Il presule ha infine espresso la speranza che il Congresso di Chang Mai sia una "buona occasione per tutta l'Asia, ci permetta di renderci più consapevoli del nostro ruolo e delle nostre responsabilità nell'evangelizzazione, in modo che tutto il mondo possa ricevere la luce di Gesù Cristo".
Tra i delegati pakistani in Thailandia sarà presente anche il vescovo di Hyderabad, mons. Max John Rodrigues. Raggiunto telefonicamente da AsiaNews il vescovo ha anticipato che al Congresso parlerà della missione "nella prospettiva pakistana" in cui fondamentale risulta il dialogo. Agli altri partecipanti asiatici mons. Rodrigues racconterà del lavoro con i tribali delle province di Sindh e Punjab, e dell'esperienza a fianco degli emarginati di fedi differenti. Secondo mons. Rodrigues, "la missione parte da noi stessi, ognuno di noi deve prima evangelizzare se stesso, solo in un secondo momento poi dobbiamo crescere come comunità, perché la missione non è un lavoro individuale: solo una comunità unita può essere in grado di testimoniare al propria fede".
Sulla problematica situazione delle minoranze in Pakistan, il vescovo conferma che "ci sono difficoltà, che vanno però affrontate". "La missione conclude è sempre condotta in zone di sofferenza e persecuzione e inizia sempre da noi stessi per poter poi funzionare con gli altri".
A guidare la delegazione pakistana a Chang Mai sarà p. Mario Rodrigues, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie. Egli spiega che al Congresso parteciperanno 13 gruppi di cristiani pakistani, che porteranno la loro testimonianza non solo a parole, ma anche attraverso una mostra fotografica delle attività svolte da diverse organizzazioni nel Paese.