Congresso buddista: appelli al boicottaggio contro il regime
Solo 12 delegazioni su 40 hanno confermato la presenza al congresso. Nelle carceri birmane sono rinchiusi oltre 300 monaci con l'accusa di "appoggiare la democrazia".
Yangon (AsiaNews/Afp) Pesa la minaccia di boicottaggio sul prossimo congresso internazionale buddista, in programma dal 9 al 13 dicembre a Yangon. Al momento solo 12 delegazioni su 40 hanno confermato la loro presenza.
Il 12 novembre scorso la setta giapponese Nenbutsushu, che 8 anni fa ha organizzato il primo summit internazionale buddista, ha affermato che non prenderà parte all'evento per protestare contro l'arresto del primo ministro birmano Khin Nyut, colpevole di aver avviato un tavolo di trattative con l'opposizione democratica.
Secondo un responsabile del ministero degli affari religiosi, al congresso parteciperanno circa 2500 delegati di 40 paesi; ma le stime governative potrebbero essere smentite, perché solo 12 paesi hanno confermato la loro presenza.
Nei giorni scorsi "l'associazione di aiuto ai prigionieri politici"(AAPP), un'organizzazione non governativa tailandese, ha pubblicato un rapporto in cui vengono segnalati tutti i casi di maltrattamento ai danni di monaci buddisti birmani. Secondo l'ong tailandese sono circa 300 i monaci (oltre a una manciata di monache) rinchiusi nelle carceri birmane come prigionieri politici.
Il documento, intitolato "Birmania: un paese in cui i monaci buddisti sono arrestati e costretti a smettere l'abito", denuncia gli arresti ai danni dei religiosi, gli interrogatori e la segregazione nei campi di lavoro. Secondo l'AAPP, il regime birmano reprime in maniera sistematica i monaci buddisti, accusandoli di connivenza con il movimento che si batte per la democrazia nel paese.
Dal 1998, anno in cui è cominciata la repressione del regime militare, gli arresti sono una prassi comune: dal 2003 ad oggi sono stati imprigionati circa 100 monaci. L'AAPP ha chiesto al regime di liberarne circa 300: essi rappresentano una parte dei 1350 prigionieri politici che riempiono le carceri del paese.
Le autorità birmane hanno aiutato gli organizzatori ad allestire l'evento, finanziando in modo diretto la costruzione di un centro internazionale per le conferenze. La giunta militare, al potere nel paese, non disdegna di farsi vedere nei templi e sostiene con ingenti finanziamenti i monasteri buddisti; il regime spera che il congresso rilanci il turismo nel paese e, al riguardo, ha avviato una campagna pubblicitaria che dipinge la Birmania come la "Terra di pagode".
Su una popolazione di 46.298.000 abitanti i buddisti sono il 72,2%, i cristiani l'8,3% e i musulmani il 2,4%.