Confermata la sentenza di morte per un terrorista islamico
I giudici hanno respinto la richiesta di grazia presentata da Mohammed Afzal Guru, considerato il pianificatore dell’attacco al Parlamento indiano del 2001. Attivista parla di “2 sistemi legali diversi in vigore nel Paese, uno per la maggioranza ed uno per le minoranze”.
Delhi (AsiaNews) – La Corte Suprema ha rigettato la richiesta di grazia presentata da Mohammed Afzal Guru, condannato a morte per aver progettato l’attacco al Parlamento indiano del 2001, in cui persero la vita 15 persone. La sua ultima speranza è una petizione presentata al presidente Kalam.
Guru, condannato nel 2002, faceva parte di un gruppo estremista musulmano del Kashmir indiano. Dopo la pronuncia del verdetto, moltissimi kashmiri si sono appellati al governo per la grazia. Un ex primo ministro dello Stato ha avvertito che l’India “andrà a fuoco” se l’uomo viene impiccato.
Secondo il testo dell’appello, rifiutato il 12 dicembre scorso, il militante sarebbe “vittima di un grossolano errore giuridico”. Per la Corte, invece, “non vi è alcun merito che possa giustificare una revisione della sentenza”.
Ram Puniyani, attivista per i diritti umani noto in tutta l’India, spiega ad AsiaNews che “l’uccisione di Guru creerà scompiglio in tutta la comunità musulmana del Paese. E’ da tempo, infatti, che nelle minoranze serpeggia l’impressione che vi siano 2 sistemi legali, uno per la maggioranza ed uno per gli altri cittadini”.
Per molti islamici, infatti, l’attacco al Parlamento “non è stato oggetto di indagini approfondite: sono bastati alcuni sospetti e delle mezze prove per emettere delle condanne molto dure. In altri casi, invece, responsabilità oggettive di criminali – che invece sono membri della comunità indù - non vengono neanche prese in considerazione dai magistrati. In questo modo, la giustizia diviene semplice vendetta”. (NC)
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