Confermata la sentenza di morte per tre leader protestanti cinesi
Sono accusati di omicidio e furto. Per i loro avvocati, sono stati condannati senza prove e sulla base di "confessioni" estorte con la tortura. Con molta probabilità saranno giustiziati a dicembre, per impedire alla Corte Suprema di rivedere la sentenza.
Pechino (AsiaNews) L'appello concesso ai leader del gruppo protestante "Tre gradi di Servizio" ha confermato l'ingiusta sentenza di morte pronunciata contro di loro nel luglio scorso. Con molta probabilità, essi saranno giustiziati a metà dicembre per impedire alla Corte Suprema di rivedere il loro caso.
Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.
Il primo verdetto è stato pronunciato il 7 luglio scorso dai giudici della Corte intermedia del popolo di Shuangyashan, nella provincia orientale dell'Heilongjiang. Nel corso di quel procedimento, la polizia ha messo sotto accusa 17 persone: i tre leader del gruppo - Xu Shuangfu (60 anni), Li Maoxing (55) e Wang Jun (36) - sono stati condannati a morte per omicidio.
Con la stessa accusa sono stati condannati, sempre alla pena capitale, anche Zhang Min (35 anni), Zhu Lixin (37) e Ben Zhonghai, ma la loro sentenza è stata sospesa. Il giudice ha poi condannato gli altri 11 processati a pene che variano dai 3 ai 15 anni di reclusione.
Secondo le accuse del governo, Xu leader del gruppo protestante, con oltre 500mila aderenti in tutto il Paese avrebbe ucciso insieme agli altri 16 condannati, tutti membri del suo gruppo, 20 funzionari del gruppo Lampo dell'Oriente. Inoltre, si sarebbe appropriato di 32 milioni di yuan [circa 3,2 milioni di euro ndr].
I membri del "Lampo dell'Oriente" si professano cristiani, ma molte comunità protestanti li considerano "una setta composta da criminali". La fondatrice del gruppo, Zheng, sostiene di essere la reincarnazione di Gesù Cristo e molti dei suoi "fedeli" sono coinvolti in affari sospetti.
Per gli avvocati della difesa - Li Heping, dello Studio Gaobo Longhua di Pechino e Zhang Lihui, che lavora presso la sede della capitale dell'Ufficio legale Xingyun - le prove presentate dal governo non determinano in alcun modo la colpevolezza dei loro assistiti e le "confessioni" sono state estorte tramite tortura, una pratica che lo stesso governo cinese ha definito "diffusa" nelle sue carceri.
Il secondo processo si è svolto invece fra il 17 ed il 19 ottobre davanti all'Alta Corte della provincia. I giudici hanno permesso la presenza di un singolo familiare per ogni accusato ed hanno confermato la sentenza di morte davanti ai funzionari del Partito comunista e dell'Ufficio affari religiosi.
Secondo alcuni analisti, la fretta con cui si è svolto l'appello è un segnale dei giudici provinciali: essi hanno accelerato la revisione degli atti per impedire ai tre di appellarsi alla Corte Suprema del Popolo, che dal primo gennaio prossimo ritorna ad essere l'unico organismo con facoltà di emettere sentenza capitali.
Pechino permette la pratica del protestantesimo solo all'interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l'espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle Chiese, anche cinesi. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA.
I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle "chiese domestiche" non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni. Nel corso dello scorso anno, il governo ha arrestato 1958 fra pastori e fedeli delle chiese protestanti non ufficiali.