Condannato a 11 anni di carcere per omicidio un monaco che ha aiutato un altro a nascondersi
A marzo il monaco Phuntsog si è dato fuoco per protesta contro la persecuzione cinese. Il monaco Tsundue, suo zio, lo ha sottratto alla polizia che lo stava pestando a sangue. Per questo l’hanno condannato. Gruppi per la tutela dei diritti: la Cina vuole reprimere qualsiasi protesta in Tibet.
Dharamsala (AsiaNews) – Il monaco tibetano Tsundue Lobsang ha aiutato il monaco Phuntsog a nascondersi, dopo che quest’ultimo si era dato fuoco per protesta e la polizia lo stava pestando: ieri il Tribunale, dopo un processo di un solo giorno, lo ha condannato a 11 anni di carcere per “omicidio volontario”.
Tsundue (in cinese: Drongdru, nella foto poco chiara), 46 anni del monastero di Kirti (Ngaba, in Sichuan), è stato insegnante di suo nipote Phuntsog, che il 16 marzo si è dato fuoco. Dal 12 aprile è in carcere, ora è stato condannato perché avrebbe “impedito” all’altro di ricevere cure sanitarie.
Fonti tibetane riportano che, secondo testimoni presenti il 16 marzo, in realtà Tsundue ha tentato di salvare il nipote dal pestaggio del personale cinese di sicurezza, che dopo avere spento le fiamme lo stava malmenando piuttosto che portarlo in ospedale. Al punto che molti tibetani locali dicono che Phuntsog è deceduto per le percosse.
Ferma protesta dei gruppi per la tutela dei diritti umani. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia denuncia come del tutto ingiusta l’accusa di omicidio: l’autoimmolazione di Phuntsog suscitò grande attenzione mondiale e le autorità vogliono ora dare un monito contro simili forme di protesta estrema.
Nicholas Bequelin di Human Rights Watch parla di “una sentenza iniqua che è una pura persecuzione politica”, che si inserisce in una “persecuzione senza precedenti contro il monastero di Kirti, dal quale decine di monaci sono già stati arrestati in modo arbitrario”.
Kate Saunders di Campagna Internazionale per il Tibet, invita a non dimenticare le vere ragioni dell’autoimmolazione, “espressione dell’angoscia e del sacrificio causati dall’intensa persecuzione anche religiosa nella zona tibetana”.
Intanto oggi si è svolto in poche ore il processo dei monaci Tsering Tamding e Tenzini, pure del monastero di Kirti, condannati a 13 anni e 10 anni di carcere con l’accusa di avere “complottato, istigato e assistito” Phuntsog nella sua protesta suicida. Entrambi sono detenuti da maggio.
Il monastero di Kirti, importante luogo religioso tibetano, da mesi è sotto stretto controllo della polizia. Centinaia dei suoi monaci sono stati deportati in località ignota, tra cui 300 la sola notte del 21 aprile. E’ interdetto ai giornalisti esteri (NC)
Tsundue (in cinese: Drongdru, nella foto poco chiara), 46 anni del monastero di Kirti (Ngaba, in Sichuan), è stato insegnante di suo nipote Phuntsog, che il 16 marzo si è dato fuoco. Dal 12 aprile è in carcere, ora è stato condannato perché avrebbe “impedito” all’altro di ricevere cure sanitarie.
Fonti tibetane riportano che, secondo testimoni presenti il 16 marzo, in realtà Tsundue ha tentato di salvare il nipote dal pestaggio del personale cinese di sicurezza, che dopo avere spento le fiamme lo stava malmenando piuttosto che portarlo in ospedale. Al punto che molti tibetani locali dicono che Phuntsog è deceduto per le percosse.
Ferma protesta dei gruppi per la tutela dei diritti umani. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia denuncia come del tutto ingiusta l’accusa di omicidio: l’autoimmolazione di Phuntsog suscitò grande attenzione mondiale e le autorità vogliono ora dare un monito contro simili forme di protesta estrema.
Nicholas Bequelin di Human Rights Watch parla di “una sentenza iniqua che è una pura persecuzione politica”, che si inserisce in una “persecuzione senza precedenti contro il monastero di Kirti, dal quale decine di monaci sono già stati arrestati in modo arbitrario”.
Kate Saunders di Campagna Internazionale per il Tibet, invita a non dimenticare le vere ragioni dell’autoimmolazione, “espressione dell’angoscia e del sacrificio causati dall’intensa persecuzione anche religiosa nella zona tibetana”.
Intanto oggi si è svolto in poche ore il processo dei monaci Tsering Tamding e Tenzini, pure del monastero di Kirti, condannati a 13 anni e 10 anni di carcere con l’accusa di avere “complottato, istigato e assistito” Phuntsog nella sua protesta suicida. Entrambi sono detenuti da maggio.
Il monastero di Kirti, importante luogo religioso tibetano, da mesi è sotto stretto controllo della polizia. Centinaia dei suoi monaci sono stati deportati in località ignota, tra cui 300 la sola notte del 21 aprile. E’ interdetto ai giornalisti esteri (NC)
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