Condannati due attivisti buddisti perchè chiedevano libertà religiosa
Nguyen Van Lia, 71 anni, e Tran Hoai An dovranno scontare una pena di cinque e tre anni di prigione. I due esponenti della chiesa Hoa Hoa avrebbero “messo in pericolo lo Stato” e “abusato” delle libertà democratiche. I familiari impossibilitati ad assistere al processo. Human Rights Watch: sentenza inaccettabile.
Hanoi (AsiaNews) – Un tribunale vietnamita ha condannato al carcere due attivisti di una setta buddista, perché colpevoli di aver “messo in pericolo lo Stato”. I parenti degli imputati e i giornali ufficiali spiegano che la pena è stata inflitta per il possesso e la distribuzione di materiale “anti-governativo”; nell’aprile scorso le forze dell’ordine hanno compiuto un raid all’interno delle loro abitazioni, rinvenendo libri, cd, dvd e altri documenti che accusano il governo comunista di “violare la libertà religiosa”. Gli agenti hanno arrestato Nguyen Van Lia, 71 anni (nella foto), e Tran Hoai An, che ieri sono comparsi davanti ai giudici del Tribunale del popolo del distretto di Cho Moi, nella provincia di An Giang: i magistrati hanno comminato una pena di cinque e tre anni ciascuno, per “abuso delle libertà democratiche” e per “minacce alla sicurezza dello Stato”.
I due condannati appartengono alla chiesa buddista Hoa Hoa, riconosciuta dallo Stato vietnamita che ne ha autorizzato la pratica del culto. Tuttavia, un gruppo di fedeli ha deciso di affrancarsi dal movimento ufficiale, per protestare contro il controllo delle autorità sulle religioni. I familiari denunciano il tentativo dei funzionari locali di impedire l’accesso all’aula di tribunale, tanto che la moglie di uno dei due non ha potuto assistere all’udienza. Nguyen The Lu, figlio minore di Nguyen Van Lia, interpellato da Radio Free Asia (Rfa) riferisce che “uno schieramento di agenti e di personale della sicurezza ha circondato il palazzo di giustizia” per tutta la durata del procedimento.
Hanoi da tempo è al centro di aspre critiche per gli abusi contro i diritti umani, gli arresti arbitrari di attivisti e le violazioni alla libertà religiosa di buddisti, cattolici – AsiaNews ha più volte denunciato gli abusi contro i fedeli della parrocchia di Thai Ha – e protestanti.
Contro la condanna di Nguyen Van Lia e Tran Hoai An è intervenuta anche Human Rights Watch (Hrw), che ha chiesto il “rilascio immediato degli attivisti buddisti di Hao Hao” e bollato la sentenza come “indecente e inaccettabile”.
In particolare, Nguyen Van Lia soffre di gravi problemi di salute; gli attivisti di Hrw aggiungono che egli era già stato arrestato e condannato nel 2003 a 18 mesi di prigione, per aver commemorato l’anniversario della scomparsa del fondatore della setta buddista.
I due condannati appartengono alla chiesa buddista Hoa Hoa, riconosciuta dallo Stato vietnamita che ne ha autorizzato la pratica del culto. Tuttavia, un gruppo di fedeli ha deciso di affrancarsi dal movimento ufficiale, per protestare contro il controllo delle autorità sulle religioni. I familiari denunciano il tentativo dei funzionari locali di impedire l’accesso all’aula di tribunale, tanto che la moglie di uno dei due non ha potuto assistere all’udienza. Nguyen The Lu, figlio minore di Nguyen Van Lia, interpellato da Radio Free Asia (Rfa) riferisce che “uno schieramento di agenti e di personale della sicurezza ha circondato il palazzo di giustizia” per tutta la durata del procedimento.
Hanoi da tempo è al centro di aspre critiche per gli abusi contro i diritti umani, gli arresti arbitrari di attivisti e le violazioni alla libertà religiosa di buddisti, cattolici – AsiaNews ha più volte denunciato gli abusi contro i fedeli della parrocchia di Thai Ha – e protestanti.
Contro la condanna di Nguyen Van Lia e Tran Hoai An è intervenuta anche Human Rights Watch (Hrw), che ha chiesto il “rilascio immediato degli attivisti buddisti di Hao Hao” e bollato la sentenza come “indecente e inaccettabile”.
In particolare, Nguyen Van Lia soffre di gravi problemi di salute; gli attivisti di Hrw aggiungono che egli era già stato arrestato e condannato nel 2003 a 18 mesi di prigione, per aver commemorato l’anniversario della scomparsa del fondatore della setta buddista.
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