Condannati a morte i quattro stupratori di New Delhi
Mumbai (AsiaNews) - Condanna a morte: è questa la pena stabilita oggi da un tribunale di New Delhi per i quattro uomini responsabili dello stupro di gruppo di una studentessa di 23 anni, poi deceduta per le ferite riportate. Tre giorni fa la corte aveva riconosciuto gli aggressori colpevoli per tutti i capi d'imputazione, ma aveva rimandato la lettura della sentenza. La violenza si è consumata il 16 dicembre 2012 e per la sua efferatezza ha scatenato un'ondata di indignazione in India.
Da subito società civile e opinione pubblica hanno chiesto la pena capitale per gli stupratori. In questi giorni centinaia di persone si sono riunite fuori dal tribunale, mostrando manifesti e urlando slogan a favore dell'impiccagione dei quattro. Alla lettura della sentenza, il padre della vittima si è detto "felice" perché "finalmente giustizia è stata fatta".
Tuttavia mons. Dominic Savio Fernandes, presidente della Commissione per la famiglia e le donne e della Commissione per la vita umana dell'arcidiocesi di Mumbai, ricorda ad AsiaNews che "la pena di morte non è e non può mai essere una soluzione, anche se molte persone credono che essa rappresenti un deterrente per eliminare del tutto crimini così brutali in futuro. Ma la nostra esperienza ci dice che non è così. Avrei preferito una sentenza di ergastolo, perché avrebbe dato loro l'opportunità di comprendere la gravità di quanto fatto a quella ragazza e l'umanità intera".
"Nel contesto indiano - nota il vescovo - c'è senza dubbio un pesante pregiudizio contro le bambine e le donne, che ha inizio in famiglia e poi si diffonde nella società. Le bambine sono ancora percepite come un peso in molte zone del nostro Paese e le donne sono considerate esseri umani inferiori. Dobbiamo sfidare questa mentalità e cambiarla". In tal senso, egli spiega, l'arcidiocesi "ha già iniziato programmi di sensibilizzazione sull'uguaglianza di genere, che portiamo nelle scuole e in altri contesti formativi".