Condanna a morte per giovane giornalista afghano, ha denunciato la condizione delle donne
Sayed Perwiz Kambaksh, 23 anni, è stato arrestato ad ottobre per aver distribuito testi “blasfemi”. Il processo si è svolto in “modo sommario e a porte chiuse”. Per i reati di blasfemia la legge afghana prevede di seguire la sharia. Appelli al presidente Karzai perché salvi il ragazzo.
Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Sentenza capitale per un giovane afghano studente di giornalismo accusato di blasfemia e diffamazione dell'islam. Sayed Perwiz Kambaksh, 23 anni, è stato arrestato nella provincia di Balkh, Afghanistan del nord, lo scorso ottobre. Le autorità lo hanno fermato mentre distribuiva materiale contrario ai precetti religiosi; a quanto è trapelato i testi riguardavano la condizione della donna nel suo Paese.
Il verdetto, pronunciato ieri dal tribunale di Balkh, conclude quello che è stato un processo a “porte chiuse e sommario”, come denunciano i familiari del ragazzo. Il fratello, Yacoubi Brahimi, riferisce che Sayed non ha avuto neppure la possibilità di essere difeso da un avvocato in aula. Il giovane farà appello, come suo diritto, ma l’influente Consiglio dei mullah preme per l’esecuzione capitale. Nel corso del procedimento il giornalista, che lavorava per il quotidiano Jahan-i-Nawa, rimarrà in custodia cautelare a Mazar-i-Sharif.
Rhimullah Samandar, capo della National Journalists Union Afghanistan, spiega che il ragazzo è stato condannato a morte secondo l’art. 130 della Costituzione afgana, che prevede, in caso di vuoto legislativo su una materia, di attenersi alla giurisprudenza “Hanafi”. Questa è una scuola ortodossa di giurisprudenza sunnita, seguita nell’Asia centrale e del sud. La diffamazione dell'islam , appunto, è un reato non previsto nel codice penale e quindi perseguibile secondo la legge islamica.
Samandar ha fatto appello al capo di Stato, Hamid Karzai, perché intervenga sul caso Sayed.
La settimana scorsa a favore della liberazione del giovane giornalista si era espresso anche il Parlamento europeo, il cui presidente, Hans-Gert Pöttering, ha scritto a Karzai. Nella missiva si ricorda l’impegno dell’Europa contro la pena capitale e la necessità per l’Afghanistan di “garantire ai cittadini i diritti fondamentali”.
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