28/05/2007, 00.00
IRAN – IRAQ – USA
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Conclusi i colloqui Usa – Iran sulla sicurezza in Iraq

L’incontro, il primo dopo quasi 30 anni, è definito “positivo” anche se si attendono “gesti concreti” da Teheran, accusata di sostenere i gruppi armati a Baghdad. L’Iran accusa gli Usa di spionaggio e cospirazione.

Baghdad (AsiaNews) – Per la prima volta oggi, dopo quasi 30 anni, Iran e Stati Uniti, uno “Stato canaglia” e  il “Grande Satana”, si sono incontrati per discutere e tamponare la crisi irakena, sullo sfondo di pesanti accuse reciproche di voler minare la sicurezza e la pace in Medio Oriente. L’ambasciatore Usa in Iraq, Ryan Crocker e il suo omologo iraniano, Hassam Kazemi, hanno concluso i colloqui in poche ore in una località sconosciuta per motivi di sicurezza, ospiti del Primo ministro irakeno Nuri al-Maliki.

Al di là del valore simbolico dell’incontro, non sembra vi siano risultati immediati. In una conferenza stampa subito dopo i colloqui, l’ambasciatore Crocker ha detto che essi si sono svolti in modo molto pragmatico (“businesslike”), ma senza risultati apprezzabili. Sono stati “positivi”, ma si attendono da Teheran “gesti concreti”.

L’ ufficio di Maliki aveva diramato ieri un comunicato in cui si incoraggiava “le due parti ad aprire il dialogo e a risolvere i problemi in Iraq”. Tale dialogo dovrebbe portare a un piano “per liberare la nazione da tutte le interferenze esterne, senza considerare quanto è accaduto fino ad ora”.

L’esercito americano accusa da tempo agenti iraniani di armare e addestrare militanti e miliziani sciiti che distruggono la sicurezza in Iraq; e accusa i pasdaran iraniani di armare gruppi di rivoltosi irakeni con bombe sofisticate che fanno strage di molti soldati americani.

Da parte sua Teheran afferma che il caos in Iraq è causato dall’occupazione Usa e che gli americani in realtà hanno piani di destabilizzare l’Iran.

A conferma di questo, ieri il ministero degli esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore svizzero a Teheran per “una forte protesta contro l’intervento ostile del governo Usa”. Il ministero degli esteri ha detto allo svizzero Philippe Welti – che cura gli interessi Usa a Teheran – che “l’Iran ha scoperto di recente un certo numero di reti spionistiche il cui scopo è di infiltrarsi nel Paese e compiere azioni di sabotaggio” in diverse parti dell’Iran. I media ufficiali di Teheran affermano che “queste spie erano guidate dai servizi americani di spionaggio”.

Ad accrescere la tensione e la crisi, nei mesi scorsi soldati Usa hanno arrestato 5 pasdaran iraniani nel Kurdistan irakeno, accusati di essere sostenitori della guerriglia. In risposta, Teheran ha arrestato 3 studiosi iraniani con passaporto americano, accusati di essere cospiratori.

La tensione Usa – Iran copre un vasto spettro di problemi. Oltre al sostegno dato alle milizie in Iraq, Teheran è accusato di lavorare a un uso militare del suo programma nucleare. Dal 1979, poco prima della rivoluzione di Khomeini, i due Paesi non hanno rapporti diplomatici. I rapporti sono peggiorati per il sequestro di 63 ostaggi americani e per l’appoggio degli Usa all’Iraq nella prima guerra del Golfo; per il sostegno iraniano al terrorismo degli Hezbollah in Libano e per il sostegno degli Usa ad Israele, definiti “il Grande” e “il Piccolo” Satana da Khomeini.

Secondo diversi analisti, nel suo tentativo di contenere la potenza iraniana, gli Stati Uniti sono segretamente spalleggiati dai governi arabi del Medio oriente, che vedono con terrore una possibile leadership di Teheran nel mondo islamico. Da parte sua, il governo degli ayatollah e lo stesso presidente Ahmadinejad, dal confronto duro con gli Usa sperano di mantenere intatto il loro potere all’interno, con una popolazione sempre più critica verso una leadership responsabile di una profonda crisi economica e segnata da corruzione.

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