Con un occhio all’inflazione, cresce poco l’economia cinese
È di 9,5 la crescita nel secondo trimestre (rispetto al 9,7 del primo trimestre). Le borse di Shanghai e Hong Kong in rialzo. Ma l’inflazione rimane al 6,4; per le cibarie i prezzi sono salite del 14%; la carne di maiale del 57%. Timori di rivolte sociali. Al Fondo monetario internazionale, la Lagarde sceglie il cinese Zhu Min come vice-direttore.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’economia cinese è cresciuta del 9,5 nel secondo trimestre, mentre l’inflazione continua a correre. Tale crescita è maggiore di quanto molti analisti si aspettassero, ma minore di quella del primo trimestre.
L’Ufficio nazionale di statistica ha dichiarato oggi che la crescita del secondo trimestre è del 9,5 su base annua, ma essa è minore rispetto al 9,7 del primo trimestre.
Intanto l’inflazione è giunta al 6,4% - una cifra molto maggiore del 4% previsto dal governo – mentre i prezzi delle cibarie sono cresciute in media del 14% e la carne di maiale è salita del 57%.
La leggera crescita – sebbene minore del trimestre precedente – rincuora molti investitori sulla tenuta dell’economia cinese; la borsa di Shanghai e quella di Hong Kong hanno visto oggi una lieve crescita dopo mesi di bassa.
Nel tentativo di controllare l’inflazione, durante quest’anno il governo ha innalzato 5 volte il tasso di interesse dei prestiti e ha accresciuto il livello di riserve per le banche. Il premier Wen Jiabao ha sempre ripetuto che la stabilizzazione dei prezzi rimane la priorità massima.
Tutti questi accorgimenti si scontrano però con una debole domanda interna e una diminuita domanda da parte di Usa e Europa, segnati dalla crisi economica, che riduce il volume delle esportazioni.
Il restringimento del mercato estero e interno, insieme all’inflazione, rischia di innescare ancora più scontentezza e rivolte sociali.
Il Fondo monetario internazionale aveva previsto il mese scorso che nel 2011 la Cina sarebbe cresciuta del 9,6%, almeno quattro volte la crescita delle economie più avanzate.
È anche per questo motivo che il nuovo direttore del Fmi, Christine Lagarde, ha nominato un cinese, Zhu Min, a suo vice-direttore. Zhu è stato vice-governatore della Banca centrale di Cina e consigliere del Fmi.
L’Ufficio nazionale di statistica ha dichiarato oggi che la crescita del secondo trimestre è del 9,5 su base annua, ma essa è minore rispetto al 9,7 del primo trimestre.
Intanto l’inflazione è giunta al 6,4% - una cifra molto maggiore del 4% previsto dal governo – mentre i prezzi delle cibarie sono cresciute in media del 14% e la carne di maiale è salita del 57%.
La leggera crescita – sebbene minore del trimestre precedente – rincuora molti investitori sulla tenuta dell’economia cinese; la borsa di Shanghai e quella di Hong Kong hanno visto oggi una lieve crescita dopo mesi di bassa.
Nel tentativo di controllare l’inflazione, durante quest’anno il governo ha innalzato 5 volte il tasso di interesse dei prestiti e ha accresciuto il livello di riserve per le banche. Il premier Wen Jiabao ha sempre ripetuto che la stabilizzazione dei prezzi rimane la priorità massima.
Tutti questi accorgimenti si scontrano però con una debole domanda interna e una diminuita domanda da parte di Usa e Europa, segnati dalla crisi economica, che riduce il volume delle esportazioni.
Il restringimento del mercato estero e interno, insieme all’inflazione, rischia di innescare ancora più scontentezza e rivolte sociali.
Il Fondo monetario internazionale aveva previsto il mese scorso che nel 2011 la Cina sarebbe cresciuta del 9,6%, almeno quattro volte la crescita delle economie più avanzate.
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