Compagnie indiane e cinesi unite per sfruttare il petrolio siriano
Primo caso in assoluto di cooperazione sino-indiana in campo energetico. Pechino e New Delhi sfrutteranno i giacimenti di Al Furat, in Siria.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Cina e India acquisiranno insieme dalla compagnia Petro-Canada il 37% delle quote sui giacimenti in Siria per il prezzo di 573 milioni di dollari Usa. E' la prima operazione congiunta dei 2 Paesi affamati di energia.
L'indiana Oil and Natural Gas Corp (Ongc) e la China National Petroleum Corp (Cnpc), entrambe di proprietà statale, avranno ciascuna il 50% dei giacimenti di Al Furat. La produzione è già in corso, per cui potranno disporre di 60 mila barili di greggio al giorno senza dover prima investire in ricerche.
Nel passato le 2 compagnie si sono spesso scontrate, ovunque nel mondo, per assicurarsi fonti energetiche: l'India importa il 70% del petrolio che le occorre e la Cina più di un terzo. In Kazakistan ad agosto e in Angola ad ottobre la Cnpc ha prevalso sulla Ongc, ma ha dovuto presentare alte offerte economiche. Secondo gli esperti, la guerra tra i 2 grandi Stati è stato uno dei più importante fattori per l'aumento del costo del petrolio nel 2005.
La collaborazione tra le 2 Nazioni potrebbe permettere loro di accaparrarsi importanti fonti energetiche e dividerle. Subir Raha, presidente della Ongc, sottolinea che le 2 compagnie già lavorano insieme da 3 anni per lo sfruttamento di giacimenti in Sudan, di cui possiedono quote distinte .
"Questa - commenta S.C. Tripathi, segretario indiano per il Petrolio - è una pietra miliare. Invece di scontrarci dovunque, lavoreremo insieme". Lo scorso aprile il premier cinese Wen Jiabao, in visita in India, aveva già detto che la "cooperazione energetica" è "parte necessaria" dei rapporti tra le 2 nazioni. Per il 10 gennaio 2006 è prevista la visita a Pechino di Mani Shankar Aiyar, ministro indiano per il Petrolio, per parlare di una maggior collaborazione nel settore dell'energia. Sono allo studio, dicono gli esperti, ricerche congiunte di giacimenti di petrolio e gas naturale, nonché l'elaborazione dei criteri guida per la creazione di joint ventures tra società - anche statali - cinesi ed indiane.
Molti esperti dubitano però che sia possibile una stabile collaborazione tra i 2 stati, che nel 1962 combatterono una guerra di confine mai risolta in maniera ufficiale ed hanno alle spalle una storia fatta di sospetti e ostilità. Ma, se ciò avvenisse, si aprirebbe "un nuovo scenario mondiale, con un pericoloso concorrente - osserva Praveen Martis, analista e consulente di Wood Mackenzie - anzitutto per le majors petrolifere occidentali". (PB)
04/10/2005