Commissione Usa: la libertà religiosa in India "va monitorata da vicino"
Il Paese "non rientra fra quelli di particolare preoccupazione", ma la sua situazione "va controllata affinchè non peggiori". La Chiesa "apprezza il monito" ed invita "all'auto-controllo, di cui il popolo indiano è capace".
Delhi (AsiaNews) La Commissione americana per la libertà religiosa nel mondo "sta monitorando molto da vicino" la situazione della libertà di fede e di culto in India, anche se il Paese non rientra nella lista di quelli "particolarmente preoccupanti" come la Cina e l'Arabia Saudita. La Chiesa indiana "accoglie con favore questa valutazione", ma si dice "molto preoccupata della situazione della libertà religiosa".
In un rapporto al segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, presentato il 3 maggio scorso, la Commissione ha sottolineato come il Paese "debba essere guardato da vicino" perchè, nonostante la disfatta elettorale del 2004, del Bharatiya Janata Party [Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista-fondamentalista ndr], "rimangono molti fattori di preoccupazione nei confronti della libertà religiosa in India". "Preoccupa scrivono i membri del comitato soprattutto la crescente violenza ai danni dei cristiani, in alcune aree a livelli pericolosamente alti, che non vengono puniti con la giusta durezza".
"La Chiesa indiana commenta ad AsiaNews mons. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana è chiaramente molto preoccupata per questa situazione. La decisione della Commissione Usa deve rappresentare per noi uno stimolo a mobilitare l'opinione pubblica ed avvertire il governo centrale di ogni atrocità commessa ai danni dei cristiani".
"In generale continua la situazione sembra migliorare, ma vi è ancora moltissima strada da fare. Non mi preoccupa il fatto che l'India non sia nei Paesi 'di particolare preoccupazione' e sono felice del fatto che, come indiani, siamo capaci di controllarci da soli e smuovere il nostro governo. E' importante però, per la nostra nazione e per la democrazia, che la libertà religiosa sia assicurata".
"In particolare riprendono le raccomandazioni alla Rice crea preoccupazione lo Stato del Rajasthan, a causa dei recenti attacchi contro i cristiani, singoli ed istituzioni, sferrati per mano di gruppi estremisti legati al nazionalismo indù". "La situazione del Rajasthan commenta il presule causa preoccupazione ed allarme in misura sempre crescente. Dobbiamo essere particolarmente cauti in questa situazione, perché i termini della Legge anti-conversione sono molto duri, ma nel contempo vaghi, per permettere un raggio d'azione più ampio ai nazionalisti. Sarò soddisfatto se riusciremo a far sentire la nostra voce al governo ed alla società".
Per il padre gesuita Cedric Prakash, attivista per i diritti umano molto conosciuto, "la situazione deve essere monitorata da vicino a causa del fondamentalismo religioso, che continua a viziare l'aria di molte zone dell'India mascherato da nazionalismo". La situazione del Rajasthan, ma anche del Madhya Pradesh, del Gujarat e di alcune parti del Maharashtra "continua ad essere tesa sul fronte religioso: lo provano i numerosi attacchi violenti nei confronti delle minoranze che sono avvenuti negli ultimi mesi".
"E' arrivato il momento - conclude il gesuita - che la Rice chieda conto della situazione al governo indiano sulla base delle raccomandazioni della Commissione e che, da parte sua, il governo provveda a migliorare la situazione della libertà religiosa in vari Stati e in special modo nel Gujarat".
Per John Dayal, attivista per i diritti umani e presidente dell'All India Catholic Union, "il governo ed il popolo indiano si devono rendere conto di che gioco stanno giocando i membri del Bjp e le sue ali militanti, il Sangh Parivar. Essi giocano con il carattere federale dello Stato, in violazione alle direttive costituzionali ed in opposizione alle politiche centrali dell'Unione. In completo disaccordo con il carattere laico e l'eredità spirituale di tutta la nazione, questo Partito cerca di unire le maggioranze e rendere vittime le minoranze in ogni Stato in cui ha potere".
"Il centro della nazione conclude deve ridare pieni poteri alla Costituzione e fermare questi criminali, che in maniera ripetuta portano la nazione ai limiti di una guerra confessionale. Il popolo indiano, da parte sua, deve rendere chiaro come non si possano tollerare queste violazioni dell'eredità di pace e di laicità dell'India. Anche la comunità internazionale ha un obbligo, in questo frangente, perché un'India instabile non va bene a nessuno".