Commercio di bambini per coppie straniere in cerca di figli
Phnom Penh (AsiaNews) Commercio di bambini, frodi e corruzione minacciano il sistema delle adozioni dalla Cambogia. Un'indagine della Licadho, una Ong con sede a Phnom Penh, ha reso noti i mezzi con cui i trafficanti si procacciano bambini per il mercato delle adozioni. Essi si rivolgono alle donne povere incoraggiandole ad affidare i figli "temporaneamente" a centri di assistenza per l'infanzia. Promettono alle madri grandi somme di denaro e un lavoro ben retribuito. Secondo l'indagine, questi intermediari - legati ad agenzie per adozioni - pagano un neonato 30 dollari e un bambino dai 20 ai 100 dollari. Essi vengono poi rivenduti a coppie straniere per somme tra i 5 mila e i 20 mila dollari. A volte i bambini vengono rapiti con la forza.
Padre Alberto Caccaro, missionario del PIME a Phnom Penh, conferma ad AsiaNews questa drammatica situazione. "È vero, il commercio di minori è una pratica molto diffusa nel Paese". P. Caccaro racconta di aver visitato da poco una donna malata di Aids che, di ritorno dall'ospedale, non ha più trovato una delle sue 3 figlie. Durante il suo ricovero, una zia aveva mandato la giovane a "lavorare" in Malaysia. Da allora la madre non ne ha più notizia. Si presume sia stata venduta o immessa sul mercato della prostituzione.
Per contenere il fenomeno gli Usa hanno sospeso le adozioni dalla Cambogia nel 2001. Francia, Olanda, Svizzera e Belgio hanno fatto lo stesso nel 2003. L'Inghilterra ha deciso la sospensione lo scorso giugno dopo aver scoperto sistematiche falsificazioni di documenti ufficiali.
Il blocco delle adozioni da solo non garantisce la soluzione del problema, che secondo p. Caccaro è più profondo: "Bisogna chiedersi cosa spinge le famiglie occidentali a comprare un bambino. Un figlio è un dono, ma spesso viene considerato un diritto e quindi qualcosa che può essere acquistato - denuncia p. Caccaro. Nei grandi hotel di Phnom Penh è frequente vedere coppie straniere - anche omosessuali - che dopo qualche giorno ripartono con un bambino". La vendita di bambini è anche il segnale di un malessere più ampio nella società cambogiana. "Il concetto di 'legalità' o di 'rispetto della vita umana' è poco radicato nella cultura cambogiana, segnata dal buddismo. In una società molto povera [il 45% della popolazione vive con 1 dollaro al giorno, ndr] la vendita o la prostituzione di bambini vengono ritenute mezzi normali per garantirsi la sopravvivenza" conclude p. Caccaro.
Esperti di diritti dell'infanzia ritengono che la Cambogia regoli il sistema delle adozioni dal punto di vista legislativo. A giugno del 2000 il primo ministro cambogiano Hun Sen aveva sospeso le adozioni dopo la notizia che alcuni mediatori compravano bambini dalle famiglie locali. L'anno seguente il governo ha approvato un decreto per regolare le adozioni, ma tuttora la Cambogia non possiede una legge specifica. Dal 1998 al 2003 il governo cambogiano ha concesso l'adozione di 2.303 bambini a famiglie straniere. (MA)