10/10/2016, 12.45
ASIA-USA
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Come gli asiatici guardano il dibattito Trump-Clinton

Il dibattito presidenziale di ieri ha trattato temi asiatici solo ai margini affossandosi su temi domestici e su un basso livello dei temi (soprattutto sessuali). Giapponesi più favorevoli alla Clinton. Coreani indecisi. Singapore preoccupata della mancanza di posizione sulle questioni del mar Cinese meridionale. La Cina rimane ufficialmente neutrale. Immigrati cinesi favorevoli a Trump. Gli indiani sostengono la Clinton.

Hong Kong (AsiaNews) – Imbarazzo per il basso livello del dibattito, preoccupazione per quanto poco si sia parlato di Asia e di Cina, segno di uno scivolare verso problematiche più domestiche, “risolte” a colpi di slogan. Sono in sintesi i commenti di diversi osservatori asiatici al secondo dibattito televisivo fra i due candidati alla presidenza americana, Hillary Clinton e Donald Trump. Il secondo dibattito è avvenuto ieri alla Washington University di St Louis (Missouri) e come prevedibile si è concentrato soprattutto sui commenti pesanti di Trump sulle donne e sui passati peccati sessuali del marito della Clinton.

In generale, i quotidiani online, dal Giappone all’Arabia saudita, hanno preferito pubblicare i resoconti delle agenzie internazionali. È soprattutto il South China Morning Post a dare un resoconto più completo del dibattito televisivo, che a causa dei fusi orari, per l’estremo oriente è avvenuto nella mattinata, pubblicando commenti dai social e di giornalisti asiatici.

Peh Shing Huei, già giornalista allo Straits Times (Singapore) fa notare che nel piccolo Stato del sud-est asiatico si è mortificati per il poco spazio dato alla politica estera nel dibattito. Singapore si trova in una difficile situazione essendo fra i pochi Stati dell’Asean ad aver criticato la politica di Pechino nel mar Cinese meridionale. “Singapore ha bisogno degli Stati Uniti attivamente implicati in questa regione – afferma Peh – per agire come contro-bilanciamento al crescente potere della Cina”. Purtroppo, egli aggiunge “queste preoccupazioni non hanno trovato quasi spazio nel dibattito”.

I giapponesi sono invece contenti proprio del silenzio sul loro Paese. Nei mesi scorsi, soprattutto Trump ha lanciato strali contro Tokyo che manipola il valore dello yen per migliorare le esportazioni e che “paga poco” la difesa militare offerta dagli Usa. Per Jun Okumura del Meiji Institute, è un bene che la stella di Trump stia tramontando. “In Giappone – dice - c’era una reale paura sulla possibilità di una presidenza Trump, almeno fino ai dibattiti, per il potenziale impatto sulla sicurezza nazionale e sul commercio”.

Trump sembra non essere amato nemmeno dalla popolazione della Corea del Sud. Il giornale Hankyoreh dice che Trump trascina le elezioni nel “fango”, mentre la Clinton si comporta “con civiltà”. Più distaccato, il Korea Economic Daily afferma che quello di ieri è il “più osceno dibattito presidenziale”.

Dal punto di vista ufficiale, la Cina sembra rimanere indifferente alle elezioni Usa. Ad ogni modo, ieri il governo ha censurato la copertura on-line del dibattito, come ha fatto anche per il primo. I commenti on-line e quelli dei media non governativi si sono soffermati soprattutto sul video del 2005 riguardante i commenti sulle donne da parte di Trump.

Il Global Times, legato al governo, afferma che “il pubblico è pienamente cosciente che né Trump, né Clinton sono dei modelli nel loro ruolo [futuro]”.

Rimane il fatto che, secondo il Scmp, molti immigrati cinesi negli Usa sono a favore di Trump, proprio per il suo stile “controcorrente”. Invece, gli immigrati indiani sembrano più favorevoli alla Clinton, a causa delle posizioni pesanti di Trump contro i migranti e del suo essere a favore di maggiori tasse sull’importazione di prodotti dall’estero.

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