Colpito un mausoleo sufi per “talebanizzare” il Pakistan
Peshawar (AsiaNews) – L’attacco terrorista al mausoleo del poeta sufi Rehman Baba dimostra il “modello di nazione” nel quale i “fanatici talebani” vogliono trasformare il Pakistan. Ancor più grave è che il tempio sia stato attaccato “perché era aperto anche alle donne”. In questo modo si va verso “il deterioramento del livello di sicurezza nel Paese”. È il grido d’allarme lanciato dalla Commissione pakistana per i diritti umani (Hrcp), secondo la quale il paese corre il rischio di una progressiva “talebanizzazione”.
Ieri a Peshawar – capitale della North-West Frontier Province, al confine con l’Afghanistan – i talebani hanno colpito il mausoleo del poeta sufi del 17° secolo, di lingua Pashtun, la cui figura è molto amata in tutta la provincia e nel vicino Afghanistan. Rehman Baba è considerato un simbolo di pace e tolleranza e i suoi scritti sono studiati ancora oggi per il loro messaggio di “amore a Dio” e di rispetto verso il prossimo. L’esplosione è avvenuta ieri alle 5.10 del mattino; l’edificio in marmo bianco ha subito danni pesanti, ma non vi sono morti o feriti.
Hrcp ricorda che Rehman Baba è un’icona “non solo del popolo Pasthun, ma di tutto il Pakistan” ed è “ironico” che il mausoleo di un poeta “riverito per la sua opposizione all’oppressione e la rivendicazione dei principi di pace e tolleranza sia stato oggetto dell’attacco dei talebani”.
Fonti del governo locale riferiscono che nei giorni scorsi i talebani hanno lanciato un avvertimento, esigendo il divieto per le donne di entrare nel mausoleo. Secondo la polizia il principale imputato per l’attacco è Mangal Bagh, capo del movimento estremista Lashkar-i-Islam. In passato gruppi di persone con capelli e barba lunga si erano più volti avvicinati al luogo dell’attentato.
Oggi la popolazione locale ha indetto una manifestazione di protesta contro l’attacco. Una dura condanna arriva anche dal premier pakistano Yusuf Raza Gilani, che chiede agli inquirenti “indagini approfondite” perché “siano consegnati alla giustizia” i responsabili.