04/11/2021, 11.33
SRI LANKA
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Colombo: i vescovi si oppongono al concetto 'un Paese, una legge'

di Melanie Manel Perera

Il governo ha nominato un controverso monaco buddista a capo di un gruppo di lavoro che dovrà raccomandare al presidente leggi che valgano per tutte le comunità del Paese. La conferenza episcopale condanna la decisione e invoca una nuova Costituzione che garantisca l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Colombo (AsiaNews) - La Conferenza episcopale cattolica dello Sri Lanka (Cbcsl) ha chiesto al governo di abbandonare il concetto “un Paese, una legge” e ha invocato la stesura di una nuova Costituzione. Il mese scorso il presidente Gotabaya Rajapaska ha designato un gruppo di lavoro presidenziale di 13 membri che, sotto la guida del monaco buddista estremista Galagoda Aththe Gnanasara Thero, avrà il compito di proporre riforme legislative per governare tutte le comunità dello Sri Lanka con un’unica legge. Nella squadra nominata dal governo sono presenti esponenti della minoranza musulmana, ma non rappresentanti cattolici, indù o tamil. Lo slogan Un Paese, una legge è stato utilizzato dal presidente Rajapaksa prima delle elezioni presidenziali del 2019, vinte grazie al forte sostegno della comunità buddista. 

La task force presenterà un rapporto al mese e un documento finale entro il febbraio 2022. Il vescovo di Badulla, mons. Winston Fernando, e quello ausiliario di Colombo, mons. J.D. Anthony Jayakody, hanno firmato una dichiarazione, rilasciata il 2 novembre, in cui chiedono l’abrogazione del gruppo di lavoro. Il primo è presidente della Cbcsl, l'altro è il segretario generale della Conferenza. Nel documento si sottolinea che "nessuno si opporrebbe all'obiettivo ‘un Paese, una legge’, a condizione che derivi dalla Costituzione come corollario”. A questo scopo “dovrebbe essere redatta una nuova Carta fondamentale per garantire che tutti i cittadini siano trattati allo stesso modo davanti alla legge”. Secondo il documento della Conferenza espiscopale, “nominare però una task force presidenziale fatta da individui scelti dall'esterno, senza alcun riferimento alla legislatura democratica, è inaccettabile. Il processo parlamentare - affermano i vescovi - è stato ignorato in una questione di grande importanza”.

I vescovi ha evidenziato anche che “nominare alla presidenza del gruppo di lavoro una persona senza considerarne i precedenti significa aggiungere una beffa al danno”.

Gnanasara Thero è infatti una figura controversa in Sri Lanka. Segretario generale del Bodu Bala Sena, organizzazione buddista nazionalista, nel 2013 è stato implicato in rivolte anti-musulmane e nel 2018 è stato condannato con quattro accuse per oltraggio alla Corte. In prigione ha scontato solo 9 mesi, invece dei sei anni decisi dai giudici, dopo che l’ex presidente Maithripala Sirisena gli ha concesso la grazia.

Anche 24 importanti organizzazioni musulmane hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui si oppongono alla nomina del monaco buddista come presidente del nuovo organismo.

In una prima conferenza stampa tenutasi il primo novembre, Gnanasara Thero ha dichiarato di essere impegnato con gli altri membri a realizzare gli obiettivi del governo: "La nostra responsabilità è quella di creare una nazione che possa riunirsi sotto un'unica bandiera e di formulare una legge adatta a tutto il Paese", ha dichiarato il monaco buddista, che ha poi aggiunto: “Se i cittadini sono disposti a mettere la nazione al primo posto, al di sopra della loro etnia, religione o affiliazione politica, la task force è pronta ad ascoltare tutte le opinioni”.

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