Colombo rifiuta di prolungare la tregua: dopo le feste per l’anno nuovo ricominciano gli scontri
di Melani Manel Perera
Dopo 48 ore di cessate il fuoco, per le feste del nuovo anno singalese e tamil, riprende la guerra. I ribelli avevano chiesto di prolungare la tregua, l’esercito rifiuta la proposta: le Tigri vogliono solo tempo per riarmarsi. L’Onu chiede la fine delle ostilità per evitare “un bagno di sangue sulle spiagge” teatro degli scontri.
Colombo (AsiaNews) - Nessuna tregua. Dopo le 48 di cessate il fuoco, durante i due giorni di festa per il capodanno singalese e tamil, l’esercito di Colombo riprende le operazioni rifiutando la richiesta dei ribelli tamil di prolungare la tregua.
John Holmes, responsabile Onu per l’emergenze umanitarie, aveva invitato le parti a sospendere in modo duraturo le ostilità per permettere ai 100 mila civili intrappolati nella zona di abbandonare l’area. Sulla situazione dei rifugiati che vivono nella regione teatro del conflitto l’inviato Onu ha usato parole dure sia nei confronti del governo di Colombo sia verso il Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte). Per Holmes il cesate il fuoco di 48 ore è una soluzione "inadeguata" mentre serve "una vera e propria tregua umanitaria": le operazioni di evacuazione e la fine dei bombardamenti indiscriminati che colpiscono la popolazione inerme sono quanto mai urgenti per evitare “un bagno di sangue sulle spiagge” attorno a Mullaitivu.
Holmes accusa il Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) di aver aperto il fuoco sulla popolazione per impedirne la fuga durante il cessate il fuoco e di continuare ad usare i civili come scudi umani davanti all’avanzata dell’esercito governativo. Alle forze di Colombo imputa invece di continuare i bombardamenti lungo la costa nonostante tra l’esercito ed i ribelli si interpongano migliaia di sfollati.
Il presidente Mahinda Rajapaksa ha ribadito la promessa di porre fine alla guerra che da 25 anni insanguina il nord del Paese entro il 2009. Vantando i continui progressi dell’avanzata dell’esercito nell’area un tempo sotto il controllo delle Tigri, l’esecutivo di Colombo rifiuta di cedere alle pressioni della comunità internazionale che chiede una tregua prolungata. Secondo il governo un ulteriore cessate il fuoco offrirebbe solo l’opportunità ai ribelli di riarmarsi.
Nel continuo scambio di reciproche accuse tra ribelli ed esercito, i primi affermano che i militari hanno aperto il fuoco sulla popolazione uccidendo almeno 180 civili nelle tre ore successive alla fine del cessate il fuoco. L’esercito dichiara che le forze dell’Ltte sono ormai ridotte a un migliaio di guerriglieri, usano i civili come scudi umani per opporsi all’avanzata e hanno ripreso a arruolare tra le loro fila ragazzi anche sotto i 15 anni.
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