Colombo, contro la crisi del carburante porte aperte alle compagnie straniere
Archiviata la nazionalizzazione entro giugno tre realtà del settore petrolifero avvieranno la distribuzione in 450 stazioni di servizio sulle 1142 sparse sull’isola. Attesa a giorni la firma per la cinese Sinopec, l’australiana United Petroleum e la statunitense Rm Parks Inc. Le compagnie potranno importare, immagazzinare e distribuire prodotti legati all’oro nero per i prossimi 20 anni.
Colombo (AsiaNews) - Tre compagnie straniere sono pronte a tornare nel mercato petrolifero dello Sri Lanka, dopo il processo di nazionalizzazione del settore del greggio deciso da Colombo nei primi anni ‘60 del secolo scorso, con la sola eccezione della Indian Oil Corporation (Ioc) che ha operato fino al 2003. In quest’ottica il governo ha di recente finalizzato gli accordi in tema di vendita di carburante, logistica, politiche di gestione compresa la tempistica relativa all’inizio delle operazioni, in collaborazione con il principale operatore locale del settore, la Ceylon Petroleum Corporation (Cpc).
Il mese scorso il Consiglio dei ministro ha approvato una proposta di concessione delle licenze a tre realtà petrolifere straniere, che potranno vendere greggio nel mercato al dettaglio interno. Si tratta della cinese Sinopec, dell’australiana United Petroleum e della statunitense Rm Parks Inc., che potrà operare in collaborazione con la londinese Shell Plc. Le compagnie potranno importare, immagazzinare e distribuire prodotti legati all’oro nero per i prossimi 20 anni.
Il ministro dell’Energia Kanchana Wijesekera riferisce che a metà maggio verranno sottoscritti gli “accordi principali” e le operazioni potranno iniziare “entro 45 giorni dalla firma”. Funzionari del dicastero spiegano ad AsiaNews che “un anno dopo la crisi” che ha costretto a lunghe code i cittadini nelle aree di servizio, nel mercato interno si affacciano anche realtà straniere che “potranno vendere carburante a un prezzo inferiore” rispetto a quello adottato oggi dalla società statale. A breve dovrebbe giungere anche l’ufficializzazione della data.
Al mercato petrolifero (ed energetico) dello Sri Lanka guarda con attenzione la cinese Sinopec, tanto che un gruppo di dirigenti della compagnia si trova in questi giorni sull’isola per finalizzare gli accordi per la vendita di greggio. Secondo l'accordo ogni azienda dovrebbe poter rifornire 150 stazioni di servizio controllate dalla Ceylon Petroleum Corporation. Attualmente vi sono 1142 stazioni di competenza della Cpc; tuttavia la società ne possiede per intero solo 234, mentre altre 450 sulle restanti 908 sono di proprietà di distributori privati e dovrebbero essere assegnati alle compagnie straniere.
Nishantha Gunaratna e Dasun Sudasinghe, esperti di economia srilankesi, attaccano la Cpc definendola come “organizzazione corrotta, entità in perdita e un onere per l’economia nazionale”. Da qui la scelta della privatizzazione che appare “l’unica soluzione” possibile, come emerge anche nelle considerazioni dell’opinione pubblica. Altri studiosi del settore affermano che con l’ingresso di tre compagnie straniere appare sempre più “vitale” la presenza di un “regolatore statale” per ottenere “i risultati positivi attesi”. L’ex ministro dell’Energia Patalee Champika Ranawake è del parere che “governo ed ente regolatore non dovrebbero consentire la formazione di cartelli energetici” anche perché liberalizzando il mercato del carburante “dovrebbe prevalere la logica della concorrenza” con il controllo di un organismo terzo, altrimenti sarà un’altra “esperienza disastrosa” che si andrebbe a sommare a quella attuale della nazionalizzazione.
19/12/2022 10:40
27/09/2023 14:16