Colombo, capitale blindata in attesa del processo al generale Fonseka
Il leader dell’opposizione rischia la Corte marziale per cospirazione e istigazione alla rivolta. Dal carcere egli lancia appelli alla calma dopo gli scontri dei giorni scorsi. Comunità internazionale e associazioni per i diritti umani manifestano “preoccupazione” per la crescente tensione nel Paese.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Il governo ha rafforzato le misure di sicurezza a Colombo in vista del processo a Sarath Fonseka, mentre la Corte suprema è chiamata a valutare una domanda in cui si contesta l’arresto del generale. Il leader dell’opposizione – sconfitto alle presidenziali da Mahinda Rajapaksa e arrestato l’8 febbraio scorso – deve rispondere delle accuse di “cospirazione” e istigazione alla rivolta. Egli rischia la Corte marziale perché considerato ancora un membro delle forze armate.
Fonseka respinge ogni addebito e attraverso la moglie, che lo ha incontrato nel carcere militare, invita i suoi sostenitori alla calma. Egli intende sedare gli animi, dopo i violenti scontri dei giorni scontri fra simpatizzanti governativi e sostenitori dell’opposizione.
La crescente tensione in Sri Lanka preoccupa Stati Uniti, Unione europea e le Nazioni Unite. Il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha discusso dell’arresto di Fonseka con il presidente Rajapaksa. Egli ha manifestato i “timori” della comunità internazionale per gli ultimi sviluppi nel Paese.
Intanto i reparti speciali della sicurezza hanno blindato le vie di Colombo. Prashanth Jayakody, portavoce della polizia, spiega che sono state prese “misure preventive per assicurare il mantenimento della legge e dell’ordine”.
Le opposizioni denunciano la continua opera di accentramento dei poteri nelle mani del presidente. Rajapaksa, già capo di Stato, Ministro della difesa e delle finanze, ha assunto anche il controllo del Dicastero dell’informazione. Egli lancia anche accuse a Stati Uniti e Norvegia, che avrebbero “speso un sacco di denaro” per finanziare la campagna del generale Fonseka, nascondendo “interessi personali” dell’Occidente dietro la scelta politica.
Preoccupazione viene espressa anche dalle associazioni per i diritti umani. Ieri l’Asian Human Rights Commission (Ahrc), con base a Hong Kong, avverte che il leader dell’opposizione rischia di essere privato di un “giusto processo” perché è nelle mani di un tribunale militare, invece che civile.
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