Colomba Kang, la catechista dei martiri coreani
Seoul (AsiaNews) - Difendere la fede e diffonderla il più possibile, nonostante i rischi altissimi posti dalla terribile persecuzione scatenata dal regno coreano contro il cattolicesimo. È il senso della vita di Colomba Kang Wan-suk, nota come la "catechista dei martiri coreani", che ha rinunciato ai privilegi di una nascita nobile per amore del Vangelo e che ha preferito la tortura e la morte all'abiura.
Colomba Kang è inserita nel gruppo dei 123 compagni di Paolo Yun Ji-chung, vittime della persecuzione Byeongin (tra la prima e la seconda metà dell'800) e proclamati "servi di Dio" da Papa Giovanni Paolo II nel 2003 insieme a p. Choi Yang-oeb. La Chiesa cattolica coreana è in attesa della loro beatificazione, e il vescovo di Daejeon mons. Lazzaro You Heung-sik ha invitato Papa Francesco in Corea per l'occasione. Nel Paese in questi giorni c'è anche il cardinal Filoni, prefetto di Propaganda Fide, che visiterà anche due santuari dedicati proprio ai martiri coreani.
AsiaNews ha già presentato la vita di alcuni di questi martiri e continua a proporre la loro testimonianza ai suoi lettori.
Colomba Kang Wan-suk nasce, da un'unione illegittima, nel 1761. Fa parte di una delle famiglie nobili di Naepo, nell'antico distretto di Chungcheong-do. Sin dall'infanzia viene notata per la sua saggezza e onestà: evita di compiere azioni malvagie o di dire bugie. Filippo Hong Pil-ju, che verrà martirizzato per la fede nel 1801, è uno dei suoi figliastri.
A causa delle sue origini "non ufficiali", viene data come seconda moglie a Hong Ji-yeong, un nobile della regione Deoksan. Subito dopo il matrimonio, conosce la religione cattolica e inizia a interessarsene. Ottiene alcuni libri cattolici, li medita e arriva a realizzare la grandezza del messaggio cristiano. Ancora prima di cominciare il catecumenato, inizia a credere in "Dio, padrone del cielo e della terra, e nella sua religione. Questa dà messaggi giusti, quindi anche la sua dottrina deve essere corretta".
Nel corso della sua conversione, crede con passione e pratica l'astinenza. Il suo stile di vita le fa ottenere il rispetto e l'ammirazione di molte persone. A suo grave rischio, si prende cura dei cattolici che sono stati imprigionati durante la persecuzione Sinhae del 1791. E proprio a causa di questa opera viene arrestata a sua volta. Dopo la liberazione insegna il catechismo a sua suocera e al suo figliastro, Filippo Hong, e li fa avvicinare alla Chiesa. Nonostante diversi sforzi, non riesce a convertire il marito che anzi la maltratta proprio a causa della sua fede. Dopo un breve periodo viene abbandonata, e il marito inizia a vivere con una concubina.
Un giorno Colomba Kang scopre che i cattolici di Seoul hanno una migliore preparazione. Dopo essersi consultata con la suocera e il figliastro, decide di trasferirsi nella capitale: qui entra in contatto con i fedeli locali e si unisce a loro. Quando questi iniziano a invitare sacerdoti stranieri - a causa della persecuzione i cattolici non hanno libero accesso al Paese - è lei a fornire il sostegno finanziario per pagare le spese.
Quando in Corea riesce ad arrivare dalla Cina p. Giacomo Zhou Wen-mo, Colomba viene battezzata: siamo nel 1794, e la donna decide di dedicare la propria vita ad aiutare il sacerdote nel suo apostolato. Dopo aver capito la sincerità e il vero impegno di Colomba Kang, p. Zhou la nomina catechista e le dà il compito di prendersi cura dei fedeli.
L'anno successivo scoppia la persecuzione Eulmyo, e la nuova catechista offre la propria casa al sacerdote cinese per potersi rifugiare. La scelta è intelligente e abbastanza sicura, dato che secondo i canoni della società coreana del tempo è proibito indagare nelle abitazioni di donne nobili. Grazie a questo, la casa di Colomba diventa un porto sicuro sia per p. Zhou che per le comunità cattoliche del luogo: è qui che Agata Yun Jeom-hye inaugura la sua comunità di vergini dedite alla Chiesa.
Nel suo operato, Colomba Kang riesce a contattare molte persone e a far conoscere loro la Chiesa. Oltre alla sua fede è saggia e pragmatica: fra i suoi convertiti vi sono nobili, vedove, servi e cameriere. È grazie a lei che Maria Song e sua nuora Maria Sin - parenti della famiglia reale - divengono cattoliche e ricevono il battesimo da p. Zhou. L'ammirazione della comunità nei suoi confronti è enorme, tanto che si arriva a dire che "si muove come un gong. Quando viene colpito, fa risuonare tutto".
Nel 1801 in Corea si scatena la persecuzione Shinyu, e Colomba Kang viene denunciata alle autorità governative per le sue attività religiose. Il 6 aprile viene arrestata mentre è in casa con altri fedeli: vengono portati tutti al Quartier generale della polizia di Seoul. Ma anche in questa situazione, il primo pensiero della catechista è rivolto alla sicurezza del sacerdote cinese.
Per trovarlo, gli agenti la torturano sei volte ma senza successo. La sua fede è talmente ferma che persino i suoi aguzzini ne vengono colpiti. Uno di loro esclama: "Questa donna non è umana, è una dea!". Nei tre mesi che passano fra l'arresto e il martirio, Colomba Kang continua nella sua opera religiosa: si prepara al martirio e incoraggia i suoi compagni di cella a essere fedeli e credere in Dio. Viene condannata a morte il 2 luglio del 1801, e la sentenza - per decapitazione - viene eseguita il giorno stesso fuori dalla Porta occidentale di Seoul. Ha compiuto da poco 40 anni.
23/03/2010