Cisgiordania, i negoziati di pace non fermano gli insediamenti israeliani
Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) - Una settimana dopo la ripresa del dialogo con Ramallah, Tel Aviv aggiunge 20 nuovi insediamenti nella lista delle comunità che hanno la priorità di ricevere aiuti. Ad oggi sono più di 600 le comunità di coloni che godono di un finanziamento da parte del governo; Hanan Ashrawi, diplomatica palestinese appartenente alla minoranza cristiana, sostiene che la decisione di proseguire nella politica degli insediamenti rischia di avere un "impatto deleterio" sulle trattative.
Il 29 luglio scorso, Benjamin Netanyahu e Abu Mazen si sono incontrati a Washington per riprendere i negoziati congelati dal settembre del 2010. Le delegazioni diplomatiche dei due Paesi, su invito del Segretario di Stato statunitense John Kerry, si sono sedute allo stesso tavolo per prendere parte a un iftar, pasto islamico che segna la fine del digiuno nel periodo del Ramadan. La questione degli insediamenti israeliani nei territori occupati continua a rappresentare uno dei nodi centrali nel dialogo.
La National Priority Area List del 2013 registra 91 insediamenti, 89 dei quali a est della barriera di separazione. Il governo di Tel Aviv, che la scorsa settimana ha rilasciato 100 prigionieri palestinesi come incentivo alla ripresa dei negoziati, ha comunicato che i fondi per i territori sono stati stanziati per ragioni di sicurezza e che un altro gruppo di prigionieri sarà liberato il prossimo 13 agosto.
Sono circa 500mila gli israeliani che vivono nei territori occupati tra Gerusalemme est e la Cisgiordania. Considerati illegittimi dalla comunità internazionale, ma rivendicati da Israele, gli insediamenti dei coloni hanno sempre rappresentato uno dei punti di maggior disaccordo nel raggiungimento di un equilibrio di pace. "La National Priority List rappresenta un esplicito tentativo di incoraggiare gli israeliani ad occupare i nuovi insediamenti nei territori - si legge in un comunicato rilasciato da Peace Now - questo non è solo illegale per la legge internazionale, ma pone seri interrogativi sull'impegno del governo israeliano nei negoziati". Anche il ministro dell'Ambiente Amir Peretz, uno dei quattro astenuti nella votazione di ieri, ha definito il finanziamento di nuove comunità ebraiche nei territori occupati come "un gesto contrario alla promozione della pace".
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