Cina e Unione europea rischiano una guerra commerciale per le scarpe
L'Ue appare intenzionata a imporre misure protezioniste e parla di vendite sleali e sotto costo. Pechino nega l'accusa e minaccia che potrebbe diminuire le importazioni dall'Europa.
Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) La Cina minaccia di ricorrere all'arbitrato dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e di diminuire le importazioni dall'Europa, se l'Unione europea imporrà maggiori imposte alle scarpe cinesi.
I tre giorni di colloqui a Bruxelles tra Cina e Ue non hanno sortito esiti. Ieri Gao Hucheng, vice ministro al Commercio, ha definito "molto discutibili" gli argomenti giuridici e fattuali portati dall'Ue. Pechino ha aggiunto invocherà l'arbitrato dell'Omc, se necessario.
La scorsa estate i produttori europei di calzature hanno accusato Cina e Vietnam di vendere calzature a prezzo inferiore al costo effettivo. "La Cina ha detto l'11 gennaio Peter Mandelson, commissario Ue al Commercio, dopo l'incontro con Gao ha la responsabilità di assicurare che non avvengano vendite illegali sotto costo". L'Ue può imporre maggiori imposte per proteggere la propria industria per un periodo fino a 5 anni e appare intenzionata a farlo se l'accusa troverà conferma.
Le maggiori imposte annunciate ha risposto Gao - colpirebbero non solo i 1257 esportatori cinesi di scarpe, ma anche le importazioni in Cina dall'Europa di scarpe (da 478 ditte europee), pelli e macchinari per calzature, per un valore di 600 milioni di dollari. L'impressione dicono gli osservatori è che Pechino possa rispondere diminuendo le proprie importazioni, anche in altri settori.
"Noi aggiunge Gao non abbiamo causato danni alle industrie europee, ma abbiamo permesso una più vasta scelta di calzature che sono sia economiche che di buona qualità".
L'Europa dice che le merci cinesi hanno invaso il mercato delle calzature: le vendite di scarpe italiane sono diminuite del 15% nei primi tre mesi del 2005. La Cina risponde che l'industria europea del settore è in difficoltà e perde terreno da anni ed è passata da 1,1 miliardi di paia di scarpe vendute nel 1998 a 700 milioni del 2004, prima che fossero tolte le quote limite alle esportazioni. I dati Ue sono ritenuti "incompleti", poiché coprono solo i primi mesi del 2005 fino a luglio. Questa industria utilizza molto il lavoro manuale e già prima del 2005 la produzione era stata portata dove il lavoro costa meno: in altri Paesi europei ed asiatici. A rischio 4 milioni di posti di lavoro in Cina, ma, dall'altra parte, 900 mila posti in Europa, un terzo dei quali nella sola Italia.
La Commissione Ue, intanto, ieri ha rifiutato lo "status di economia di mercato" a 13 ditte cinesi di scarpe, cui può seguire l'imposizione di maggiori imposte. Decisione che la Cina definisce "inaccettabile e senza precedenti". (PB)
14/02/2008
04/10/2017 12:35