Cina e Ue iniziano a trattare, per disegnare il futuro economico mondiale
Dichiarazioni d’intenti e ottimismo, ma nulla di concreto, dopo l’incontro tra il responsabile Ue Regling e le autorità finanziarie cinesi. L’Europa chiede all’Asia robusti prestiti, Pechino valuta che vantaggi può ottenere. Posizioni lontane, forte rischio di nuove tempeste sulle borse.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Dichiarazioni d’intenti e ottimismo, ma nulla di concreto, all’esito dell’incontro ieri a Pechino tra Klaus Regling, responsabile del Fondo europeo salva Stati (Efsf), con le autorità finanziarie cinesi. Le due parti cercano di trarre il massimo vantaggio dalla trattativa e dalle reciproche concessioni che tutti si attendono, ma un prolungarsi dei tempi potrebbe deprimere i mercati azionari.
Zhu Guangyao, viceministro cinese alle Finanze, al termine dell’incontro ha spiegato che alla Cina occorre più tempo per studiare i dettagli del programma Efsf “prima di decidere sull’investimento”. Richiesta legittima, dato che il programma “salvaStati” è stato annunciato il 27 ottobre dopo una lunga trattativa notturna e lo stesso Regling aveva preannunciato che le modalità di acquisto e di gestione dei titoli Efsf devono ancora essere definite. Una delle due soluzioni concordate per il potenziamento dell’Efsf prevede un nuovo fondo speciale aperto agli investimenti delle economie emergenti e dell’Fmi per acquistare bond sui mercati secondari. Ma molti speravano che Pechino rilasciasse almeno una dichiarazione di disponibilità a finanziare il programma. Invece la Cina ha preso tempo e Zhu ha pure aggiunto che l’acquisto dei titoli europei Efsf “non dovrebbe essere” tra i temi del vicino vertice G20 in Francia.
Presa di posizione significativa, se si pensa che Cui Tiankai, viceministro degli Esteri, ha detto che il G20 dovrebbe parlare di stabilità dei mercati finanziari e crisi per i debiti esteri, proprio i problemi che l’Unione europea vuole affrontare anche con l’Efsf. Pechino appare voler evidenziare l’incapacità dell’Europa a risolvere da sola gli attuali problemi,per ottenere il riconoscimento internazionale che un aiuto a questi livelli deve avere adeguata contropartita, ad esempio con “una maggior influenza delle economie emergenti” nel Fmi, come pure ha accennato Cui.
Del resto Robert Zoellick, presidente della Banca mondiale, aveva ammonito che “la Cina non sarà un cavaliere bianco che porterà denaro solo per soccorrere i Paesi europei”, ma lo farà solo per adeguati incentivi.
Tra le misure approvate da Strasburgo per risolvere la crisi del debito estero di alcuni Stati Ue c’è anche la previsione di portare il fondo salvaStati a oltre mille miliardi di euro entro la fine di novembre e tutti ritengono che gli Stati della zona euro non dispongano o non vogliano comunque impegnare da soli l’intera somma. Per cui è decisivo l’aiuto della Cina.
A sua volta l’Ue vuole ottenere il massimo e Regling, volato di corsa a Pechino, prima dell’incontro ha ricordato che nel 2011 l’Asia ha comprato circa il 40% dei titoli Efsf. Cifre che appaiono ben maggiori dei 70 miliardi di euro che varie fonti avevano indicato come quanto chiesto alla Cina. La Cina ha riserve in valute e titoli esteri per oltre 3mila miliardi di euro. Ora si attende di vedere quali saranno le richieste concrete di Pechino, che potrebbe anche pretendere concessioni in materia commerciale o minor criticismo in materie come la violazione dei diritti umani.
Del resto l’Europa si presenta alla trattativa ancora divisa, quindi debole. Il presidente francese Nikolas Sarkozy ha definito ieri “un errore” l’ingresso nel 2001 della Grecia nella zona euro.
Tuttavia Pechino non può esimersi da un intervento: l’Ue è il suo principale partner commerciale e una crisi in Europa non soltanto porterebbe giù le borse mondiali, ma colpirebbe in modo diretto le esportazioni cinesi, anche per il rischio di politiche protezionistiche. Anche se la Cina è la seconda economia mondiale, oltre 200 milioni di cinese vivono sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro al giorno) e la sua economia è ancora dipendente dalle esportazioni, un cui crollo avrebbe conseguenze dirette sui redditi di decine di milioni di cinesi.
Ma una trattativa troppo lunga potrebbe deprimere i mercati azionari. L’indice di Hong Kong e quelli dell’Asia in genere questa settimana hanno registrato i migliori risultati da circa 30 mesi, anche grazie alla fiducia che l’Ue superi la sua crisi. Ma le borse europee, dopo l’euforia del 28 ottobre, ieri erano già in perdita, in attesa di vedere le prospettive concrete delle misure anticrisi. (PB)
Zhu Guangyao, viceministro cinese alle Finanze, al termine dell’incontro ha spiegato che alla Cina occorre più tempo per studiare i dettagli del programma Efsf “prima di decidere sull’investimento”. Richiesta legittima, dato che il programma “salvaStati” è stato annunciato il 27 ottobre dopo una lunga trattativa notturna e lo stesso Regling aveva preannunciato che le modalità di acquisto e di gestione dei titoli Efsf devono ancora essere definite. Una delle due soluzioni concordate per il potenziamento dell’Efsf prevede un nuovo fondo speciale aperto agli investimenti delle economie emergenti e dell’Fmi per acquistare bond sui mercati secondari. Ma molti speravano che Pechino rilasciasse almeno una dichiarazione di disponibilità a finanziare il programma. Invece la Cina ha preso tempo e Zhu ha pure aggiunto che l’acquisto dei titoli europei Efsf “non dovrebbe essere” tra i temi del vicino vertice G20 in Francia.
Presa di posizione significativa, se si pensa che Cui Tiankai, viceministro degli Esteri, ha detto che il G20 dovrebbe parlare di stabilità dei mercati finanziari e crisi per i debiti esteri, proprio i problemi che l’Unione europea vuole affrontare anche con l’Efsf. Pechino appare voler evidenziare l’incapacità dell’Europa a risolvere da sola gli attuali problemi,per ottenere il riconoscimento internazionale che un aiuto a questi livelli deve avere adeguata contropartita, ad esempio con “una maggior influenza delle economie emergenti” nel Fmi, come pure ha accennato Cui.
Del resto Robert Zoellick, presidente della Banca mondiale, aveva ammonito che “la Cina non sarà un cavaliere bianco che porterà denaro solo per soccorrere i Paesi europei”, ma lo farà solo per adeguati incentivi.
Tra le misure approvate da Strasburgo per risolvere la crisi del debito estero di alcuni Stati Ue c’è anche la previsione di portare il fondo salvaStati a oltre mille miliardi di euro entro la fine di novembre e tutti ritengono che gli Stati della zona euro non dispongano o non vogliano comunque impegnare da soli l’intera somma. Per cui è decisivo l’aiuto della Cina.
A sua volta l’Ue vuole ottenere il massimo e Regling, volato di corsa a Pechino, prima dell’incontro ha ricordato che nel 2011 l’Asia ha comprato circa il 40% dei titoli Efsf. Cifre che appaiono ben maggiori dei 70 miliardi di euro che varie fonti avevano indicato come quanto chiesto alla Cina. La Cina ha riserve in valute e titoli esteri per oltre 3mila miliardi di euro. Ora si attende di vedere quali saranno le richieste concrete di Pechino, che potrebbe anche pretendere concessioni in materia commerciale o minor criticismo in materie come la violazione dei diritti umani.
Del resto l’Europa si presenta alla trattativa ancora divisa, quindi debole. Il presidente francese Nikolas Sarkozy ha definito ieri “un errore” l’ingresso nel 2001 della Grecia nella zona euro.
Tuttavia Pechino non può esimersi da un intervento: l’Ue è il suo principale partner commerciale e una crisi in Europa non soltanto porterebbe giù le borse mondiali, ma colpirebbe in modo diretto le esportazioni cinesi, anche per il rischio di politiche protezionistiche. Anche se la Cina è la seconda economia mondiale, oltre 200 milioni di cinese vivono sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro al giorno) e la sua economia è ancora dipendente dalle esportazioni, un cui crollo avrebbe conseguenze dirette sui redditi di decine di milioni di cinesi.
Ma una trattativa troppo lunga potrebbe deprimere i mercati azionari. L’indice di Hong Kong e quelli dell’Asia in genere questa settimana hanno registrato i migliori risultati da circa 30 mesi, anche grazie alla fiducia che l’Ue superi la sua crisi. Ma le borse europee, dopo l’euforia del 28 ottobre, ieri erano già in perdita, in attesa di vedere le prospettive concrete delle misure anticrisi. (PB)
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L’Asia aiuta l’Europa in crisi
13/01/2011
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