Cina e Paesi emergenti con più potere al Fondo monetario internazionale
Pittsburgh (AsiaNews/Agenzie) – Il gruppo del G20 darà più potere decisionale ai Paesi emergenti, riducendo quello dei Paesi più ricchi. Quest’oggi ci dovrebbe essere la dichiarazione ufficiale, ma il fatto è già trapelato da funzionari dell’Unione europea e cinesi.
Secondo Xie Duo, direttore generale della Banca centrale di Cina, le nazioni in via di sviluppo “sono sotto-rappresentate” nelle istituzioni finanziarie. Invece, “il punto centrale della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali sono i mercati emergenti”.
Già da tempo i leader del G20 – che raccoglie Paesi industrializzati e in via di sviluppo – discutono di come riequilibrare i poteri di voto nel Fondo monetario internazionale (Imf). La crisi economica in atto, che vede gli Usa e l’Europa molto provati e Cina e India più attive, spinge ormai a dare più voce alle loro economie in crescita.
A tutt’oggi la Cina ha un potere di voto pari al 3,7%, meno della Francia, che ha il 4,9, sebbene il gigante asiatico abbia un’economia che è grande una volta e mezzo quella della Francia. Il Brasile ha un potere di voto dell’1,4, mentre il Belgio ha il 2,1%, ma quest’ultimo ha un’economia pari a un terzo di quella del Brasile.
Dare più potere ai Paesi emergenti renderà il G20 più importante del G8 (o G7). Quest’oggi però si preciserà anche il contributo monetario che i Paesi emergenti dovrebbero dare al Fmi. L’Ue vorrebbe che in cambio di un maggior potere vi sia anche un maggior contributo.
I Paesi del G20 sono: Arabia saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Turchia, Unione europea.